“Mamma, ho un’altra domanda allora. Da dove nascono le cicogne?”
“Giovanni, chiudi la porta, io e tuo padre stiamo facendo sesso.”

Me ne andai, ma il dubbio rimaneva.

Chiesi ai miei fratelli e a tutti i miei amici, tutti rispondevano ridendo e con risposte vaghe e
diverse fra loro. Sembrava come se già. dovessi sapere la risposta, ma ancora peggio sembrava che
io stessi sbagliando la domanda. Gli altri davano per ovvio qualcosa che io neanche potevo
immaginare.

Questo dubbio non se n’è andato. Ancora oggi sospetto che tutti diano per sottinteso, ovvio,
naturalissimo qualcosa sulla nascita delle cicogne che a me sfugge. Lo vedo dai loro sguardi
quando parlano, continuano a dare per scontato qualcosa, non so cosa, ma chiaramente c’è
qualcosa. Non si limita alla nascita delle cicogne o alla nascita degli uccelli o alla nascita in
generale, è qualcosa di più grande. Lo danno per scontato in ogni loro conversazione, lo danno per
ovvio in ogni loro azione, lo danno per evidente anche se evidente non è.

Ci sono tantissime cose che non capisco, immagino siano tutte riconducibili a questa stessa
mancanza. Non capisco perché la gente faccia i cruciverba come se dopo qualcuno venisse a
controllare se le risposte sono giuste o sbagliate e non li riempia tutti con la stessa lettera. Non
capisco perché la gente si ostini a usare gli ombrelli anche se si continuano a rompere e non
proteggono davvero dalla pioggia. Non capisco perché piacciano gli orecchini, perché piaccia lo
smalto. Soprattutto non capisco come fate a sopportare Luna Patuzzi e Agnese Cappelli. Non
capisco perché costruire gli scivoli se poi nessuno è più lungo di un metro e non ci si scivola bene.
Non capisco chi preferisce i gatti ai cani. Non capisco chi crede in Dio e non capisco gli atei. Non
capisco gli omofobi e non capisco i gay. Non capisco i misogini e come tutti non capisco le donne.
Non capisco i pedofili e non capisco i bambini che non vogliono fare l’amore. Non capisco i
professori, non capisco i genitori, non capisco i cinesi. Non capisco i miei amici, non capisco la mia
ragazza. Penso ci sia qualcosa dietro, c’è qualcosa che mi sfugge. Ho visto tantissimi documentari
sulle cicogne, ora so benissimo come fanno i figli, ma c’è qualcosa che mi sfugge. Non penso che
me lo stiano tenendo nascosto, penso semplicemente che loro vedendo quei miei stessi
documentari ci abbiano visto qualcosa in più, qualcosa che però mi sfugge. Non me lo possono
spiegare perché loro lo danno per ovvio, esattamente come non sapresti spiegare a un altro come
esistere. Io però così sono svantaggiato. Gioco a un gioco di cui non so le regole, mi è impossibile
vincere. Ogni tanto i miei amici mi dicono che sono un pazzo e i miei genitori dicono che non gli
voglio abbastanza bene, tutti mi dicono che mi vesto male e i professori dicono che non mi
applico. Io faccio quel che posso con quel che ho, non penso di eccedere in niente, eppure sbaglio,
non per colpa mia, ma solo perché non so a che gioco stanno giocando. Il mio unico problema è
che nessuno mi ha mai fatto capire come nascano le cicogne.

Comunque, cambiando totalmente argomento, professoressa Vennarucci, penso lei sia l’unica che
leggerà questo articolo. Sarei sorpreso anche solo di scoprire che lei stessa non si è annoiata e non
ha smesso di leggere quando ho fatto quell’elenco lunghissimo di cose che non capisco. Quindi
non ha senso impegnarmi a scrivere bene questo testo o a trovargli una conclusione sensata.

Leopardi scrive nei canti:

Quando fanciullo io venni
A pormi con le Muse in disciplina,
L’una di quelle mi pigliò per mano;
E poi tutto quel giorno
La mi condusse intorno
A veder l’officina.
Mostrommi a parte a parte
Gli strumenti dell’arte,
E i servigi diversi
A che ciascun di loro
S’adopra nel lavoro
Delle prose e de’ versi.
Io mirava, e chiedea:
-Musa, la lima ov’è?- Disse la Dea:
-La lima è consumata; or facciam senza.-
Ed io, -ma di rifarla
Non vi cal,- soggiungea, -quand’ella è stanca?-
Rispose: -hassi a rifar, ma il tempo manca.-

Leopardi aveva ragione, solo che a me il tempo non manca soltanto per ricomprare una lima, ma
mi manca per sprecare una intera giornata a passeggio con una musa. E se avessi il tempo e la
disciplina e le capacità necessari potrei anche sprecarli impegnandomi a scrivere, ma preferirei
comunque usarli per dormire. Questo, unito al fatto che nessuno leggerà quello che scrivo, mi
hanno fatto prendere la decisione di smettere di provare a scrivere bene e con un senso, quindi
beccatevi questo delirio di turpi idee sparse:

Tri tri tri, fru fru fru, ihu ihu ihu, uhi uhi uhi!…

Adoro il latte, davvero tanto, berrei solo quello. Non mi sento, però, di poter dire di essere il più
grande fan del latte. Chi sono io in confronto al signor Granarolo? Cosa sono io rispetto alla voglia
di latte del signor Parmalat? Io sono un bicchiere in confronto al signor Zymil che è l’intero frigo. Io
sono una pulce sulle mucche del signor Nestlé. Per non parlare del dott. Centraledellattediroma….
Cucù rurù, rurù cucù, cuccuccurucù!…

Il vangelo è la peggior notizia che abbiamo mai ricevuto. Gesù morendo in croce ha solo
dimostrato che anche Dio nella condizione umana fa schifo, levando ogni speranza a noi che
rimaniamo solo umani. Certo, poi Gesù è resuscitato, ma per quanto uno possa credere nel
paradiso, questa consolazione non riesce a colmare la turpe visione di un pisello circonciso che penzola da una croce bagnato dal sangue del costato, soprattutto a noi che tre giorni dopo la
morte riceviamo solo la cremazione. Il vangelo, dunque, ci ha vagamente fatto sperare in un
futuro migliore e in cambio ci ha assicurato e ribadito la nostra schifosa condizione umana.

Bongo bongo dongo longo pongo bababa…

Odio tutte le Sofia… però l’altro giorno ne ho conosciuta una simpatica. Forse mi sono sbagliato
riguardo alle Sofia, ma continuo a non potermi fidare dei Francesco…

Uan tciu trii popopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopopoop…

Non ho mai fumato e non ho mai bevuto. La mia mammotta mi ha detto di non farlo. Fino a sedici
anni non avevo mai detto le parolacce, poi un mio amico mi ha detto di dirle. Ci ho messo una
mezz’ora a dirle tutte. Ho paura di quando qualcuno mi dirà di bere.

Poipoipoipoipoipoi iopuiopuiopuiop poi…

Io sono il fegato di Jack.
Io sono l’intestino crasso del Frigeni.
Io sono il bulbo oculare lacrimante del Mattei.
Io sono il timpano infiammato del Pasotti.
Io sono la coda del cane della Jori.
Io sono la depressione di mia madre.
Io sono il cancro di mio padre.
Io sono la mensola di Enea.
Io sono il letto di Elena.
Io sono uno scarafaggio nella biblioteca d’Alessandria.
Io sono questa cosa, fatta per non essere letta, in confronto alla letteratura mondiale.
Io, che non riesco a essere una persona, mi ribello e lascio scheda bianca in un referendum.

SapsapsapsapSAPsap??? ùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùù…

Cannibalismo 2: cannibali che mangiano altri cannibali

Cacacacacacacacacacacaca cacca cacacacacacacacacacaca…

Sono da poco maggiorenne. D’improvviso mi è venuta voglia di esercitare il mio potere di
cittadino. Non mi importa delle cose utili come il voto. Vorrei fare inutilmente qualcosa di
estremamente burocratico. Vorrei fare richiesta per cambiare il nome a una via o per poter fare
una manifestazione con 2 partecipanti o per chiedere di non distruggere le cabine telefoniche. Lo
trovo divertente. Vestirmi elegante e andare in questura per chiedere il permesso per poter
decorare un tombino.

Flup flup flup, che fai flup? Vai a cambiare nome all’anagrafe? Flip flip flip, …

Ogni tanto mi sporco la maglietta mangiando il gelato. Dico a tutti: “Pazienza! poi la laverò”, ma
sto mentendo, me la lava sempre la mia mammotta.

Luigiluigiluigiluigiluigiluigiluigi, Matteo! Matteomatteomatteo…

Vorrei scrivere un libro che sia ripugnante, solo per fare qualcosa di nuovo. Talmente ripugnante
che durante tutta la lettura del libro l’unica preoccupazione del lettore sarebbe quella
dell’esistenza di qualcuno che possa pensare a delle cose del genere. Fin ora ho pensato a questo:
la protagonista sarebbe Sofia. Sofia è l’emblema dello schifo umano, porco mondo quanto fa
schifo Sofia. Sofia è una donna obesa e con problemi sociali non trascurabili che abita in solitudine
in un seminterrato buio e umido. Quando dico che Sofia è obesa è perché Sofia è davvero obesa:
ha una quantità di vene varicose che percorrono i rotoli di ciccia come fiumi verdognoli che è
difficile guardarla senza provare ribrezzo. Ogni piccolo lavoro quotidiano le è reso faticoso o
impossibile dalle pieghe adipose e riesce a muoversi solo in sedia a rotelle: non riesce a lavarsi e
spesso si caca addosso perché non riesce a raggiungere la tazza del bagno. Questo aspetto
obbrobrioso che con intensità diverse l’ha tormentata fin da piccola le rese impraticabile la vita
sociale. Sofia divenne una disadattata con problemi di mancanza d’affetto. Porco mondo quanto fa
schifo Sofia. Volendo sentirsi amata si fece inseminare artificialmente e fece un bambino e non
riuscendo ad amarlo decentemente lo cresce come un disadattato. Non soddisfatta dell’amore
ricevuto da questa povera bestiolina, Sofia inizia a pensare che l’unico modo per essere amata è
fare sesso con qualcuno. Cresce il figlio con la finalità di farci sesso non appena non avrebbe
raggiunto i diciott’anni. Evito di raccontare il resto delle cose che avevo pensato in questa sede.
Chi vuole saperne di più dovrà comprarsi il libro. Sappiate soltanto che Sofia non riuscirà ad
aspettare i diciott’anni del figlio…

Puff pof fop fip flip flop polf golf baseball…

Professoressa, grazie per aver letto.

Giovanni Stella

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