di Sofia Liverani, III F
Nel settembre di quest’anno, su proposta del Ministro dell’istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, si son disposte delle regole riguardanti l’utilizzo da parte degli alunni ginnasiali e liceali dei dispositivi elettronici nelle scuole.
Avendo letto insieme al docente coordinatore della classe il testo integrale delle disposizioni statali e poi quelle scolastiche, si ha avuto occasione di discuterne in aula. Tra le riflessioni emerse, non è passata inosservata la mancanza di cambiamenti veri e propri nei riguardi dei divieti rispetto al passato – anche durante gli anni precedenti difatti non era permesso l’utilizzo del cellulare durante l’orario scolastico.
A un mese dall’inizio delle lezioni, quello che segue è il resoconto delle percezioni degli studenti sull’efficacia delle disposizioni del governo.
Le differenze effettive riscontrate nella quotidianità non sono altro che una maggiore serietà e importanza dei provvedimenti previsti. Le accortezze necessarie per impedire agli studenti l’utilizzo dei cellulari comportano delle procedure macchinose che rallentano il regolare flusso delle lezioni; il divieto esteso ai momenti precedenti e successivi alle lezioni e all’intervallo risulta inutilmente rigido in quanto privo di una motivazione convincente. Anche nel caso di emergenze – ad esempio la necessità di avvertire i genitori da parte dello studente per un malessere fisico o per un altro motivo urgente – non è, secondo il testo delle disposizioni, permesso chiamare personalmente a casa, bensì bisogna chiedere al personale scolastico di contattare il tutore legale: tutto questo rende la procedura più complicata e crea ulteriore lavoro al personale della scuola.
Il dissenso degli studenti verso le direttive ha trovato riscontro anche tra vari docenti. Tra questi, alcuni aderiscono loro stessi alle disposizioni, usando a loro volta quanto meno possibile il cellulare per solidarietà verso i propri studenti.
Non chiarissimo risulta inoltre il passaggio in cui si spiegano le eccezioni a cui il provvedimento non si applica. Gli studenti che si avvalgono dei Piani Educativi Individualizzati (PEI) o dei Piani Didattici Personalizzati (PDP) possono usufruire dei dispositivi elettronici senza limitazione alcuna. Il punto secondo il quale i dispositivi possono essere utilizzati per fini didattici dal resto degli studenti appare a volte contraddittorio, non approfondendo adeguatamente la questione.
È stata inoltre notata una sorta di demonizzazione del telefono cellulare: mentre è possibile utilizzare dispositivi smart quali tablet e smartwatch, i quali possono svolgere allo stesso esatto modo gran parte se non addirittura tutte le funzioni di un cellulare, questi ultimi non sono ammessi; è stata addossata loro la colpa di molti dei malesseri dei giovani, quasi ne fosse l’unico motivo. Se è vero tuttavia che si sono riscontrati numerossissimi casi di dipendenza dovuta all’eccessivo uso di dispositivi elettronici nella nuova generazione – e questo non si può mettere in dubbio – un divieto assoluto all’uso del cellulare non è detto che riesca a sortire l’effetto sperato. Forse un’attuazione severa delle direttive statali potrebbe riuscire nell’intento di distogliere gli sguardi degli giovani dagli schermi per un certo tempo, ma non conduce con certezza a un utilizzo consapevole e responsabile delle risorse digitali: esattamente come accade con l’educazione sessuale, un’austera astinenza da sola non educa. Gli stessi studenti ritengono che degli incontri tra gli studenti e degli esperti del settore potrebbero aiutare a sensibilizzare e ad affrontare tali difficoltà con occhi più consapevoli e cauti.
Sicuramente al termine dell’anno scolastico si potrà verificare con maggiore certezza l’effetto delle disposizioni.