di Bianca Muffato, III F
Cosa ti ha portato a scegliere l’Italia per il tuo viaggio Erasmus?
In realtà è stata la nostra scuola a scegliere l’Italia; a noi studenti è stato offerto di partire in quanto classe per il nostro viaggio finale prima del diploma e noi abbiamo accettato. So che la mia scuola è già stata in Italia almeno una volta, ma credo che fosse in un’altra città, non a Roma: abbiamo collaborato con un’altra scuola. La decisione di scegliere Roma è stata guidata dalla sua ricchezza storica: la nostra classe è una classe di studi sociali, quindi è sicuramente adatta. Di certo sono stata molto felice che fosse l’Italia, perché è molto bella.
Qual è stata la tua prima impressione di Roma quando sei arrivata? È stata confermata in seguito?
Personalmente, ero già stata a Roma alla fine di ottobre dello scorso anno, quindi abbastanza di recente, e la mia prima impressione della città era già stata molto positiva. Era molto bella, ero davvero felice solo di essere lì! Ero molto affamata (ride, ndr) e presto abbiamo mangiato tutti una pizza – era fantastica.
Da quanto tempo sei a Roma? A quali attività hai partecipato, dentro e fuori dalla scuola?
Siamo arrivati di lunedì pomeriggio e siamo ripartiti di giovedì, verso mezzogiorno. È stato davvero bellissimo.
Abbiamo fatto molte attività, con tutta la classe: innanzitutto delle passeggiate guidate per la città per vedere alcuni dei monumenti famosi con un’adorabile guida che parlava anche svedese, il che è stato fantastico per imparare di più sul significato reale delle cose e non guardare solo gli edifici. Abbiamo visto la Città del Vaticano, San Pietro, Piazza Navona… Anche gli insegnanti hanno visto che ci siamo divertiti; dicevano: “Wow, è piaciuto molto, sono davvero interessati, vogliono persino andare a vedere le chiese – e non tutti i diciottenni potrebbero volerlo fare”.
Abbiamo poi visitato la vostra scuola, che è stata molto bella nonostante, da quanto ho sentito, la nostra visita sia stata abbastanza improvvisata. È stato molto bello incontrarvi tutti.
Mercoledì siamo andati a Firenze perché lì c’è una scuola con cui spesso facciamo gli scambi. Abbiamo incontrato gli studenti, che avevano circa 14 anni, e per noi è stato un po’ strano perché la maggior parte di noi ha tra i 18 e i 19 anni e 5 anni di differenza iniziano a dare fastidio, ci sembrava di vivere in mondi completamente diversi – già viviamo in mondi diversi perché viviamo in culture e paesi diversi – e molti di loro non parlavano molto bene l’inglese perché era il loro primo anno di studio; poi ci hanno messo a parlare di geografia e, insomma, questo ha reso molto difficile trarne davvero qualcosa. Però abbiamo anche avuto modo di visitare un po’ Firenze, che in realtà era molto carina.
Avevamo un paio d’ore di tempo libero dopo cena e poi qualche altra dopo cena; le abbiamo sfruttate semplicemente per esplorare la città. Alcuni di noi sono andati al Colosseo, mentre io e i miei amici siamo andati a Villa Borghese e poi a passeggiare per il centro. Tutti i miei compagni sono tornati all’ostello all’ora prestabilita – onestamente non mi aspettavo che nessuno infrangesse il coprifuoco.
C’è qualcosa della cultura italiana che ti ha particolarmente sorpreso, sia in positivo che in negativo? Hai provato quello che viene definito “shock culturale”?
Sono rimasta scioccata dal fatto che gli studenti in Italia spesso finiscono le lezioni alle 2 e poi pranzano a casa, mentre noi a volte pranziamo a scuola alle 11 meno un quarto, quindi molto presto rispetto a qui. Poi mi viene in mente una cosa, forse sciocca, che penso sia diversa dalla cultura svedese: alla scuola di Firenze, all’ora di pranzo, la gente mangiava principalmente dolci! So che questo è stato percepito come molto scioccante, per molti nella mia classe, perché tutti dicevano: “dov’è il cibo normale, perché ci sono solo dolci?”. Anche a colazione c’erano un sacco di cose dolci, mentre noi siamo abituati a mangiare più che altro un panino, o pane e burro, o del prosciutto. Inoltre, il cappuccino qui costa pochissimo! In Svezia lo paghiamo anche 5 euro e certamente non è buono quanto quello italiano.
Quali sono state le principali differenze che hai notato tra la scuola svedese e quella italiana?
Anche i nostri insegnanti si sono divertiti a farci la stessa domanda. Sicuramente la nostra scuola in Svezia è più nuova delle vostre e non è una scuola pubblica ma nemmeno una scuola a pagamento: tutte le scuole sono gratuite in Svezia per i cittadini svedesi, ma alcune non sono finanziate dallo Stato e quindi spesso hanno anche un po’ più di soldi e, immagino, la possibilità di ristrutturarsi. Una grande differenza che ho visto però sta nelle strutture: la nostra scuola è molto pulita nel design e piuttosto moderna e aggiornata nella sostanza – ha in effetti meno di 30 anni – ma la vostra ha ambienti molto ampi, soffitti molto alti eccetera – ma mi pare di capire che abbia molti più anni.
Come dicevo, poi, l’istruzione in Svezia è finanziata in gran parte dalle tasse o, nel caso della nostra scuola, da fondi privati provenienti da un’azienda; ho parlato con con alcune persone e mi dicevano che alcuni ragazzi non possono partecipare alle gite scolastiche perché costano molto. Nella mia scuola, invece, quando siamo venuti a Roma, noi non abbiamo dovuto pagare praticamente nulla – i pranzi li abbiamo pagati, ma voli e alloggio certamente no.
Mi pare di capire inoltre che abbiamo un rapporto completamente diverso con i nostri insegnanti da quello che voi avete con i vostri in Italia. Ho sentito degli studenti parlare con e dei loro insegnanti come se ne fossero terrorizzati! Ho visto una grande distanza qui, mentre i nostri insegnanti sono praticamente i nostri migliori amici: li chiamiamo per nome e senza alcun titolo. Noi abbiamo un rapporto molto più rilassato con i nostri insegnanti rispetto a quello che sembra essere il vostro, il che è un’altra grande differenza.
Pensi che questa esperienza sia stata formativa per te o che influenzerà il tuo futuro personale o professionale? In che modo?
Sento decisamente che siamo tutti cresciuti e maturati. Viaggiando con un gruppo così grande, cioè con tutta la classe, ci siamo avvicinati molto.
Personalmente, ho sempre trovato interessante vedere come funziona il sistema scolastico in altri Paesi e discuterne con persone straniere; ogni paese ha la sua modalità e mi affascina davvero molto, quindi è sicuramente un’esperienza che porterò con me nel futuro. Visitando Roma, poi ho pensato: “wow, questa sarebbe davvero una bella città in cui vivere!”, quindi, se mai vivrò a Roma o in Italia, in futuro, probabilmente sarà grazie a questo viaggio. Viaggiando si acquisiscono molte prospettive diverse e diversi stili di vita e voci e opinioni ed esperienze semplicemente parlando con altre persone e incontrando persone di altri Paesi. È una cosa da cui mi piace farmi influenzare, ma penso più a livello inconscio. È un promemoria costante del fatto che ognuno ha la propria esperienza delle cose, sia di persone all’interno di un Paese ma ancor di più all’estero. Non so se sia solo una sensazione, non è qualcosa che riesco a indicare con precisione, ma è semplicemente qualcosa che c’è.