di Stefano Subioli, III G
L’esperienza a Santiago de Compostela offerta ad un gruppo di studenti della nostra scuola dall’UE è stata senz’altro interessante e propedeutica alla mia crescita personale. Immergersi in una città con un’identità tanto forte come quella di Santiago è stato arricchente; camminare per le sue strade significa respirare la storia a ogni passo. Le maestose guglie della cattedrale che dominano i tetti della città impongono un silenzio quasi sacro, conferendo alla città un aspetto austero ma allo stesso tempo maestoso e solenne che affascina chiunque vi si imbatta, proprio come la Galizia. El casco historico, caratterizzato dai suoi numerosi porticati che accompagnano i vicoli da secoli, custodisce parecchie storie nascoste; con la sua pietra scura conserva gelosamente la sua essenza, che né i pellegrini né i turisti mai potranno far svanire. Questa è l’identità gallega, forte e resiliente come il clima locale, che ho percepito con grande stupore e ammirazione. Sono partito sapendo solamente una lingua, lo spagnolo, e sono tornato quasi conoscendone due. La fierezza dei galiziani nel pronunciare ogni singola parola o inflessione in gallego si faceva ben notare, così come non mancava il loro forte senso di appartenenza. L’istituto scolastico da noi visitato, nel suo complesso, si è rivelato interessante e funzionale senza deludere le mie aspettative. L’attenzione che si presta nei confronti degli studenti, provenienti da ogni background sociale ed etnico, mi ha fortemente colpito in senso positivo. La figura fissa dell’orientador, dotata di serie competenze psicologiche, è certamente un grande punto a favore del sistema scolastico spagnolo, da cui dovremmo assolutamente prendere spunto. La modalità con la quale si svolgono le lezioni è molto interessante, il binario che congiunge l’insegnamento tradizionale con quello innovativo si rivela, a parer mio, vincente, in quanto offre gli stimoli necessari per il percorso scolastico. Innovazione e tradizione, dopotutto, convivono armoniosamente in quei luoghi da secoli, proprio come il contrasto tra le vetrate e la pietra scura che caratterizza la maggior parte degli edifici della Galizia. Emerge tuttavia una grave carenza nel lavoro che viene assegnato a casa, risultando perfino inesistente nella maggior parte dei casi. Le materie proposte, tra le quali musica e informatica, sono in linea con la società odierna e offrono un concreto supporto alla vita futura che lo studente intrapende una volta concluso il percorso scolastico. Questa esperienza mi ha permesso di acquisire maggiore consapevolezza e di guardare con occhi nuovi al nostro sistema scolastico: se da un lato ho riscoperto i suoi punti di forza, dall’altro ho colto con maggiore lucidità quelle carenze che troppo spesso diamo per scontate; è estremamente importante offrire a chiunque la possibilità di conoscere ogni aspetto e punto di vista di ambienti differenti in quanto ciò favorisce un pensiero critico concreto che può mirare a un vero cambiamento positivo dell’ambiente cui si e circondati. Per questo motivo credo fortemente nell’esperienza dell’Erasmus + e ritengo che questa possibilità debba essere estesa a tutti, possibilmente in un paese dove si parla la lingua locale affinché si possa avere una maggiore integrazione e quindi una immersione completa. Questo progetto è la chiave per migliorare costantemente e innovare tutti gli aspetti di una scuola, formata da persone come noi, che nel nostro paese tende a guardare troppo al passato: è necessario ampliare gli orizzonti. La nostra permanenza ha senza dubbio giovato alla scuola ospitante, in particolar modo alla docente di latino e greco, che ha manifestato grande entusiasmo nella condivisione dei nostri metodi di studio. Inoltre, i rapporti tra il docente e l’alunno nella penisola iberica risultano essere più umani rispetto ai nostri, se tutea, “si da del tu” ai professori, che vengono chiamati per nome, dopotutto ci si vede costantemente. Ho notato tramite le interviste come si senta il corpo docente legato ai loro alunni, ma anche impotente di fronte alle loro difficoltà personali al di fuori della scuola. Un aspetto negativo probabilmente è la scarsa propensione nel socializzare da parte degli studenti galiziani, coloro che sono venuti a presentarsi erano perlopiú di origine straniera e appartenenti quindi a culture più accoglienti. Uno studente galiziano di giovane età (compresa tra i 12 e 17 anni) non è molto propenso a fare conoscenza di studenti stranieri come noi, per quanto riguarda l’ospitalità da parte degli adulti è risultata calorosa e amichevole. Il galiziano medio (di tenera età) quindi si distacca molto dal resto della penisola iberica e anche quella italiana in termini di accoglienza, secondo la mia percezione ed esperienza personale. Evidenzio un altro aspetto migliorabile: quest’opportunità andrebbe estesa sia in termini di durata (in quanto è necessaria una visione più ampia per attuare un concreto cambiamento) che numerici: viene offerta a troppi pochi studenti, inoltre andrebbe proposta a tutti quanti i docenti, sarebbe un investimento prezioso: sono proprio coloro che svolgono l’arduo compito di costruire il futuro degli studenti, e avere la possibilità di confrontarsi con altre realtà educative potrebbe rinnovare la loro visione, arricchendo l’intero sistema scolastico italiano. L’esperienza, nel suo complesso, mi ha arricchito non solo dal punto di vista personale, bensì anche dal punto di vista linguistico, mi ha permesso di acquisire una maggiore padronanza dello spagnolo nonostante io parli un’altra variante estranea a quella iberica, e oggi mi sento in grado di comprendere gran parte della lingua locale, el gallego, ampliando quindi le mie competenze linguistiche. Pertanto sento il dovere di raccomandare vivamente a tutti questo “cammino”finalizzato a uno speranzoso futuro scolastico più innovativo.
¡Até logo! (arrivederci in gallego)