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Fondo Serpa: la cultura è nutrimento per l’anima

di Thea Ceccarelli, II G

Molteplici e vivide sono le attività che hanno celebrato il novantesimo del nostro Liceo Giulio Cesare; dagli appuntamenti mattutini, quali interessanti incontri con ex-alunni della scuola e conferenze in aula magna, a mostre, esibizioni e laboratori, organizzati con serenità e passione dalla sinergia fra i ragazzi e i rispettivi docenti.

Il pomeriggio di venerdì ventisette ottobre, presso la Biblioteca Beatrice Costanzo, nel cuore del nostro Liceo, si è svolta l’inaugurazione del Fondo di letteratura classica Franco Serpa. Un generoso dono consistente in parte del prezioso patrimonio librario che il Professor Serpa aveva costruito e custodito.

«La biblioteca di zio Franco contava circa tredicimila volumi, per gran parte di matrice classicista e di musicologia ma non solo, si estendeva all’archeologia culturale, la letteratura e la saggistica», racconta Francesca Bottari, nipote del Professore, «era un fondo meraviglioso e desideravamo finisse in buone mani. Oggi è una giornata di grande gioia, l’idea che la donazione, peraltro con una fruibilità così immediata e capillare, sia già accessibile, è per noi motivo di felicità. La vocazione all’insegnamento ha accompagnato nostro zio in tutta la vita, adorava la scuola e oggi sarebbe veramente onorato».

A tali affabili parole è seguito l’intervento del Professor Marco Ferrandelli, il quale ha tenuto una conferenza sul Carmen I, 4 di Orazio. Questi, docente di Lingua e Letteratura Latina all’Università di Trieste, presso la medesima facoltà è stato allievo del temuto, ammirato e assai rispettato Professor Serpa.

«Fui subito rapito dalle sue lezioni. Mi parve di aver incontrato la persona che sognavo, anzi ho capito di aver il sogno di incontrarlo. Unico al mondo, non ci si poteva aspettare il prestigio della sua conoscenza», confida Ferrandelli.

L’approccio del Professor Serpa ad un passo, greco o latino che fosse, infondeva e rendeva tangibile quel senso di sublime immenso che si può cogliere e carpire dinnanzi l’immortalità di un testo.
Ferrandelli ha proposto il Solvitur acris hiem guidato da un ricordo correlato al proprio maestro.
Correva primavera quando, in veste di giovane studente, si era recato a far visita al Professor Serpa nella sua casa di Roma. Questi, dopo averlo calorosamente accolto, lo invitò a sedere sul soffice divano e poi prese fra le mani un volume dei Carme di Orazio.

«Ferrandelli, legga questo», disse. Il cui messaggio intrinseco era ovviamente di decantare in metrica il testo.

Il destino, il fato, la τύχη, volle che la pagina si aprisse sull’ode quattro, unicum in Orazio per la propria struttura. Definito assai complesso anche dai più grandi studiosi del poeta latino.
Restituisco la narrazione al Professor Ferrandelli: «Provai a balbettare una lettura ritmica. Lui mi osservava sorridendo, e senza volgere lo sguardo al testo iniziò ad aiutarmi. Non so quanto Orazio conoscesse a memoria, se quanto Virgilio, Dante, Sant’Agostino, Sofocle, o quanto Leopardi».
Non necessitava di applicare alcuna nozione teorica, sembrava che i versi fossero penetrati nella sua persona a tal punto da divenirne parte integrante e che, come in un sinolo di materia e forma, continuassero a fluire insieme. Pareva che vi fosse una voce dentro di lui che cantava questo testo da sempre.

«Ho difronte l’immagine del mio maestro e chiaramente la cosa mi commuove. Ora basta emozionarsi, lui non lo sopportava».

Franco Serpa è stato un intellettuale poliedrico e raffinato. Grande musicologo, esperto soprattutto di melodramma.

I ringraziamenti della famiglia sono volti alla Dirigente Scolastica, Paola Senesi, e alla Professoressa Correale, direttrice del Centro Bibliopoint Giulio Cesare nonché cara amica del Professore. Si estendono inoltre a tutti i ragazzi che hanno collaborato affinché loro stessi e le generazioni future possano valersi del Fondo in tutte le sue potenzialità.

Franco Serpa aveva la salda convinzione che, nella potenza educativa della scuola, risiedesse non solo uno strumento per concretizzare le aspirazioni del singolo, ma il volano verso il progresso formativo e intellettuale della società, fondamenta di un domani consapevole.

Noi studenti del Giulio Cesare non possiamo che esprimere riconoscenza per questa meravigliosa offerta. Un libro è un’opportunità. È il privilegio di ampliare la nostra realtà e arrivare con lo sguardo e la mente oltre, per poi rinsavire, e in un sussulto interrogarci su come sia stato possibile esistere fino a questo momento senza conoscere ciò che si è appena appreso. La cultura è nutrimento per l’anima che ci giuda nel comprendere la vita.

Viaggiando fra le pagine di quei grandi classici della letteratura latina e greca, che in eterno ancora riescono a toccare le corde dei nostri cuori, siamo grati al professor Serpa e alla sua famiglia.

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