“Don’t look up”, disastro o capolavoro

Di Valeria Martini

Ormai ne parlano tutti: il nuovo film diretto da Adam Mckay, “Don’t look up” sta spopolando ed è nella classifica dei film più visti di Netflix. Il lungometraggio racconta la storia di una dottoranda di nome Kate Diabinsky (interpretata da Jennifer Lawrence) e del suo professore, il Dottor. Mindy (Leonardo Di Caprio), che scoprono una cometa in diretta collisione con il pianeta Terra la quale, se non deviata, porterebbe alla distruzione globale. I due astronomi, però, non vengono creduti praticamente da nessuno: né dalla presidentessa degli Stati Uniti D’America (interpretata da Meryl Streep), né dai media più importanti (i giornalisti Kate Blanchett e Tyler Perry) e né tantomeno dai grandi tecnocrati (il più importante è Mark Rylence). Questi ultimi, accecati dalle possibilità di arricchimento grazie ai materiali contenuti nella cometa, non negano la sua pericolosità, ma sono convinti di riuscire a sfruttarne il potenziale grazie ad un piano audace e pericoloso, che porterà a una conclusione inaspettata.
Il film chiaramente vuole far riflettere su varie tematiche di attualità, prima fra tutti il cambiamento climatico, e critica lo scetticismo nei riguardi della scienza (problematica che stiamo affrontando ultimamente con i negazionisti sia della pandemia che del vaccino COVID19). Un racconto carico di un senso di angoscia, che ti accompagna fino alla fine e ti lascia con un senso di amarezza e frustrazione, causata soprattutto dalla rabbia nel constatare che chi gestisce il potere prende decisioni vitali senza coinvolgere il popolo, pilotato con slogan populisti in base ai quali le persone sono portate non a decidere in autonomia, ma ad essere condizionate (elemento molto marcato nel film).
Una satira della società in cui viviamo, che, seppur vera, non ci sorprende e non costituisce di certo una novità. Proprio per questo motivo molti critici lo hanno recensito negativamente, dichiarandolo piatto, lento e troppo lungo (ha una durata di 2h e 33min). Altri ancora lo hanno definito sprezzante e arrogante. C’è anche chi lo ha molto apprezzato, considerandolo un importante film di denuncia della situazione attuale, in quanto la cometa rappresenterebbe la metafora di una prossima distruzione del pianeta di cui siamo tutti complici; altri lo hanno trovato sorprendente, carico di comicità esplosiva e amara.
Al di là del parere personale, c’è una cosa sulla maggior parte degli spettatori e d’accordo: il cast di eccezione. Con un ritorno sui grandi schermi di Leonardo di Caprio e Jennifer Lawrence (a seguito di una pausa forse anche dovuta alla pandemia) affiancati da colossi come Meryl Streep, Kate Blanchett e dal cadetto Timothée Chalamet insieme alla quasi coetanea Ariana Grande (che ha decisamente confermato le sue doti canore, ma non recitative), gli attori di questo film sono magistrali. Tirando le somme, c’è chi l’ha odiato e chi l’ha apprezzato (restano a prova di ciò le quattro candidature ai Golden globe, tra cui miglior sceneggiatura).
Io personalmente l’ho trovato un lungometraggio troppo lungo, banale e forse ispirato a “Dottor Stranamore” di Kubrick. Detto questo, è un geniale capolavoro? Secondo me no, ma vale sicuramente la pena vederlo anche solo per schierarsi con gli odiatori o con gli amatori. Per concludere lo definirei un film «terrificante e bellissimo» (citazione che solo chi ha visto il film potrà capire).

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