October 15, 2024

Gli ultimi giorni di Caravaggio, prima parte

di Alessandro Grasso, II F

La morte di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, grandissimo pittore dell’arte italiana a cavallo tra il ’500 ed il ‘600, è avvolta tuttora da mistero. Sono molte le incertezze ma di una cosa siamo certi: morì a Porto Ercole. Porto Ercole è un paesino  sul mare, in Toscana nel Promontorio dell’Argentario.

Non è molto distante da Roma ed è proprio questo il motivo per cui Caravaggio morì a Porto Ercole.

L’arte di Caravaggio è famosa perché i suoi dipinti sono caratterizzati dal realismo dei soggetti, le rappresentazioni del divino diventano umane esprimendo un profondo dolore, visibile nella contrattura dei muscoli e dei corpi. La drammaticità delle scene viene esaltata dal contrasto di luci ed ombre. Ma da dove nasce tanta genialità? Da una persona con un carattere ribelle, inquieto e violento. Sarà proprio il suo modo di essere a portarlo ad avere una vita travagliata  e sempre in fuga.

Michelangelo nasce a Milano, ma presto si trasferisce a Roma dove ama frequentare le osterie nei quartieri malfamati; ne è testimonianza il dipinto “I bari” del 1595. Il quadro fu comprato dal Cardinale Del Monte che lo prese sotto la sua ala protettiva. Le istituzioni religiose gli commissionarono molti lavori. Purtroppo nel 1606 durante una rissa, uccise Rinuccio Tommasoni e fu così condannato alla decapitazione; fuggì da Roma, aiutato dal Principe Filippo I Colonna e trovò rifugio nel Regno di Napoli ospite della famiglia Carafa – Colonna.

Dopo un anno partì per Malta, dove cercò di diventare Cavaliere di Malta per ottenere l’immunità. Anche qui ebbe dei problemi con la giustizia, fu arrestato, ma riuscì ad evadere ed a rifugiarsi in Sicilia a Siracusa.

 Nel 1609 tornò a Napoli ospite della Marchesa Costanza Colonna dove, raggiunto da alcuni uomini del Cavaliere di Malta che aveva ferito, Caravaggio fu sfigurato al volto.

Nel frattempo gli arrivò da Roma la notizia che Paolo V stava preparando una revoca della condanna a morte, così Caravaggio si imbarcò nel luglio del 1610 su una feluca (traghetto) che faceva la rotta Napoli – Porto Ercole allora facente parte dello Stato dei Presidi, sotto il Regno di Napoli.

L’intenzione di Caravaggio era quella di scendere nello scalo portuale di Palo (Ladispoli) allora feudo degli Orsini ma territorio papale e distante da Roma solo 40 Km. Lì avrebbe potuto aspettare, stando al sicuro, il perdono del Papa per poi poter tornare a Roma. Purtroppo, però, nello scalo di Palo fu fatto scendere per accertamenti e fu arrestato.

La feluca invece continuò verso Porto Ercole con a bordo tre tele che Caravaggio portava con sé per donarle al Cardinale Scipione Borghese nipote di Papa Paolo V per ringraziarlo dell’interessamento della sua grazia.

Le tele in questione erano “Maria Maddalena in estasi”, “San Giovanni Battista” e “San Giovanni Battista disteso”. Dopo la morte di Caravaggio andranno, il primo alla Marchesa Colonna, il secondo a Scipione Borghese ed il terzo attualmente fa parte di una collezione privata a Monaco di Baviera.

Precedente «
Prossimo »

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *