October 15, 2024

“Gocce”

di Sofia Liverani, V F

Gocce, sono tutte gocce. Splendide, brillanti, piccole gocce. Ognuna è fondamentale, poiché una e poi un’altra si uniscono, e diventano mare. Si uniscono l’una con l’altra, si intersecano, si amalgamano, a volte sembrano confondersi, è vero, ma ognuna di esse ha una sfumatura di sapore diversa, ognuna è perfettamente unica e inconfondibile.

Una di queste, ad esempio, è particolarmente dolce rispetto alle altre, gentile ti cade sulla pelle che copre i palmi delle mani. La fissi, la scruti attentamente e non capisci cosa la differenzi dalle altre, eppure… eppure è diversa. Assaporandola ti sembra troppo breve, troppo piccola. Il gusto è intenso, ma è finita tutta qui? Non può essere. Una goccia, uno sguardo, cadono in un attimo, ma perdurano per un eterno silenzio. La porti dentro per giorni, anni, quella goccia. Alcuni la conservano per la vita. Essa rimane lì, ristagna, ma mai perde il suo sapore. La vita tradisce, i gusti cambiano. Riguardando indietro, quella goccia ti può sembrare più salata di quando la assaporasti la prima volta. Più amara, per il dolore del sapere che oramai, quella goccia, è caduta, ha finito la sua corsa e ora è a terra. Ora è a terra, insieme a tutte quelle gocce felici di un ricordo lontano, di una persona che amasti, e che ora risiede in questa pozza che stai guardando. E tu sei lì, in piedi, a scrutare la pozza. Con gli stivali, non sia mai, i tuoi piedi non si devono bagnare. La tua pelle non deve poter sfiorare quelle gocce di nuovo, no, sarebbe troppo doloroso. Perciò, dai un’ultima occhiata alla pozza, accenni un sorriso svogliato, e ti rimetti in cammino. Molte volte vorresti fermarti a lungo, o almeno rallentare il passo, ma non puoi, non ti è permesso. Di tanto in tanto, butti gli occhi al cielo, cerchi speranza, e invece altre gocce ti colpiscono, non smettono mai. A volte diminuiscono, sì, le nuvole sbiancano, ma non vanno mai del tutto via.

Ora la pioggia si è fatta più intensa. Hai anche comprato un cappotto nuovo, alla moda, quello giallo senape che vedesti l’altro giorno nella vetrina di quel negozio in centro, con il doppio petto, hai presente? Di quelli che si vedono alla televisione, per capirci. Ma non basta più comunque. Il temporale non smette. Decine e centinaia di gocce, una e un’altra, tutte insieme, tutte insieme, ti colpiscono. E non sono le stesse gocce di prima, queste cadono lentamente, e lasciano i lividi sulla pelle. “Dai, dai, la tempesta è quasi passata”, ti ripeti, “manca poco”. Beh, la tempesta non ha intenzione di smettere. Anzi, si fa più crudele. E tu non ce la fai, non riesci più a sorreggere il dolore di tutti questi lividi e tutte queste ferite, e quindi scivoli. I tuoi stivali, il tuo cappotto alla moda, non servono più.

Ora sei per terra. Le mani sono finite nell’acqua, bagnate dalle gocce della pozza che avevi lasciato indietro. E pensi a esse. Dai un’occhiata in giro, vedi tutti gli altri correre sotto una pioggia leggera, e sembra che tuoni solo per te. Ma poi guardi le tue mani bagnate, le tue vecchie gocce che non volevi rivivere per paura di corromperle. Ma sono sempre le stesse, dolci, delicate; gentili scivolano sulla tua pelle. Interi pomeriggi in compagnia passati in pochi minuti, momenti di riso e sguardi rubati. Non sai cosa pensare e ti porti le gambe al petto. Sulle tue guance bruciano delle lacrime. Cerchi di asciugarle, affinché non cadano nella pozza e si confondano con le vecchie gocce felici. Ma è inutile, non c’è niente da fare. Le lacrime si infilano nei tagli e riscoprono le cicatrici e la tua pelle continua a bruciare.

A dir la verità, anche le lacrime son gocce, sai? È vero, però sono salate. Hanno un sapore amaro e hanno un effetto strano. Sono davvero piccole, minute, credimi, eppure paiono goccioloni. Probabilmente è perché per ogni goccia di vita infelice, noi esseri umani piangiamo svariate lacrime. Per alcune gocce di più, per altre di meno, ma diamo troppo per scontate le gocce di gioia. Le stesse gocce che ti hanno sempre guardato da quella pozza. Sono sempre rimaste lì, a ristagnare, e tu hai sempre fatto di tutto per ignorarle. Ma ora che ti hanno bagnato, non ti importa più. Non importa più nulla, e guardi tutte queste gocce. E ridi. Ebbene sì, stai ridendo. Non sguaiatamente, no, è una risata a mezza bocca, nostalgica. Ma è pur sempre una dolce risata.

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II F, caporedattrice, prima paginista, articolista.
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