Recensione del libro “La coscienza di Zeno

Di Gian Claudio Bertolotti

La coscienza di Zeno, uno dei capolavori della letteratura europea del Novecento, è la tragicomica vicenda di un “inetto a vivere” che, su sollecitazione del proprio psicanalista, ripercorre le tappe della sua oscillante e inconcludente esistenza punteggiata dai ripetuti, e inutili, tentativi di smettere di fumare. Zeno Cosini è una specie di marionetta tirata da fili che, quanto più indaga, tanto più gli sfuggono. È schiacciato da un destino che sembra ineluttabile: desideroso dell’ordine, è sommerso dal caos. La coscienza di Zeno è la storia di un uomo che, sentendosi malato, sotto consiglio di uno psicanalista, scrive i capitoli più importanti della propria vita. Una vita quasi ordinaria che però riesce ad intrattenere il lettore, il quale non può fare a meno di continuare a sfogliare le pagine per poter così ultimare il romanzo. Sarà proprio lo psicanalista a pubblicare il libro quando il protagonista decide di lasciare la terapia. La particolarità della malattia di Zeno è che questa viene riconosciuta dal protagonista, il quale ritiene sia da un senso di inadeguatezza e di incapacità ad affrontare la vita. Le situazioni ostili nella storia del protagonista sono tante quante le sue “ultime sigarette”. Il rapporto con il padre, il quale sul punto di morire lo lascia nei peggiori dei modi. La dipendenza dal fumo, per cui il protagonista si promette sempre di accendere l’ultima sigaretta. L’amore non corrisposto per Ada, che porta il protagonista a sposarsi con la più brutta delle sorelle Malfenti, Augusta, la quale. L’amante, che credendo di essere la causa delle sofferenze della moglie, fugge con un altro uomo. L’attività economica, che a causa delle scelte prese con il socio Guido, si rivelerà un disastro. Nonostante i molteplici momenti negativi nella vita del protagonista, l’autore riporta riflessioni interessanti alla fine del romanzo, dimostrando così che si può sempre imparare dagli errori. Italo Svevo utilizzando un linguaggio quotidiano, quasi antico, trasporta il lettore nell’epoca in cui è ambientato il romanzo: il Novecento. La narrazione in prima persona rende il racconto una sorta di confessione attraverso la quale il protagonista dimostra di voler trovare una guarigione alla malattia: la scrittura diventerà la sua unica via di salvezza.
È inutile dire che questo libro è semplicemente fantastico, carico di ironia e di un tangibile senso di frivolezza, che fa del noto personaggio uno dei più caratterizzati nella storia della scrittura.

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