Alternanza scuola-lavoro, occasione o rischio?

Di Maria Stella Domenicucci

Negli ultimi giorni si è accesa, su tutte le piattaforme, un’ampia polemica per quanto concerne i PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento). Si tratta di progetti promossi dalle istituzioni scolastiche e regolati dalla legge di Bilancio 2019, la quale stabilisce in 210 ore la durata minima triennale dei PCTO negli istituti professionali, 150 nei tecnici e 90 nei licei, ma non abolisce la loro obbligatorietà, né il loro essere condizione per l’ammissione agli esami di Stato.

Movente della polemica è il tragico incidente occorso a Lorenzo Parelli, neodiciottenne che, il 21 gennaio 2022, è stato mortalmente colpito da una trave d’acciaio nel suo ultimo giorno di stage in un’azienda friulana. Nonostante circolino diverse voci a riguardo, quella che stava svolgendo Lorenzo non era un’attività di PCTO. Egli frequentava un Centro di formazione professionale che, come la maggior parte di questi, non dipende dal Ministero dell’istruzione ma dalle Regioni. Ed è giusto precisare che, nell’ambito della formazione professionale, lo stage in azienda è chiaramente un momento essenziale nell’ottica di un inserimento in azienda o comunque in quel settore produttivo.

Alla luce dell’avvenimento, in ogni caso, è evidente la bipartizione tra chi invita a non strumentalizzare la vicenda, come i presidi, e chi chiede di eliminare l’obbligatorietà dell’esperienza lavorativa o addirittura di abolire i percorsi scuola-lavoro già nell’anno in corso. Emergono attivamente anche gli studenti, che nelle piazze di tutta Italia manifestano per più tutele e nessuno sfruttamento. C’è chi parla di “esperienza necessaria”, chi di “sfruttamento da eliminare”. Tutti però sottolineano una necessità: le regole vanno cambiate.

«Incidenti come questo sono inaccettabili, come inaccettabile è ogni morte sul lavoro. Il tirocinio deve essere un’esperienza di vita», commenta il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Ma le numerose critiche si sono riversate proprio sulle modalità di svolgimento degli stage scolastici e sui loro impianti di sicurezza. L’incidente è tragico, perché è tragico pensare di poter morire a diciotto anni colpiti in testa da una trave d’acciaio.

Lorenzo ha pagato questo incidente con la vita, ma non è un caso isolato. Il 16 giugno scorso, a Rovato, uno studente sedicenne è precipitato da un cestello elevatore di cinque metri ed è stato portato in ospedale in condizioni critiche. Il 4 febbraio 2020, alla Emmeti Mondino Trattori di Genola, un diciassettenne è finito in terapia intensiva dopo essere stato travolto da una cancellata in ferro. La mattina del 13 giugno 2018 un coetaneo si è amputato una falange lavorando presso un’officina meccanica a Montemurlo, vicino Prato.

Il 7 ottobre 2017, a La Spezia, si è sfiorata la tragedia quando uno studente è rimasto schiacciato dal muletto che stava guidando (senza patente), rompendosi la tibia. Il 21 dicembre 2017 nello stabilimento Sueco di Faenza, provincia di Ravenna, il braccio meccanico di una gru ha ceduto: un operaio di 45 anni è morto, un diciottenne si è fratturato le gambe e ha riportato lesioni. Tutti questi ragazzi stavano svolgendo dei programmi di alternanza scuola-lavoro.

E allora viene da chiedersi se il problema sia davvero la discussa l’alternanza scuola-lavoro, o piuttosto i protocolli, la sorveglianza, la sicurezza.

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