La copertina del libro.

Recensione di Accabadora

di Diletta Fares, V D

“Come gli occhi della civetta, ci sono pensieri che non sopportano la luce piena.  Non possono nascere che di notte, dove la loro funzione è la stessa della luna,  necessaria a smuovere maree di senso in qualche invisibile altrove dell’anima.”

Accabadora è un romanzo di Michela Murgia, scrittrice e attivista italiana. È stato pubblicato nel 2009 ed è ambientato in Sardegna, in un paese immaginario chiamato Soreni.

La storia è ambientata intorno agli anni Cinquanta-Sessanta, in pieno secondo dopoguerra. La trama segue la vita di Maria, la quarta di quattro figlie di una madre vedova che non può crescerla per problemi  economici. Per questo ancora bambina viene affidata a una donna anziana di nome Bonaria Urrai.  Quest’ultima, all’insaputa della fill’e anima, è conosciuta in paese come l’ ”accabadora”, una figura  tradizionalmente sarda incaricata di assistere le persone morenti e porre fine alle loro sofferenze. La  protagonista cresce a casa Urrai come se fosse casa sua, e viene descritta come una ragazza  intelligente e curiosa con molto sarcasmo. Sono proprio queste caratteristiche che fanno innamorare  uno dei suoi amici più stretti, Andrea Bastìu, di lei: un amore purtroppo non ricambiato. In seguito una serie di eventi farà capire a Maria la verità su colei che l’ha cresciuta e questo la porterà a prendere la decisione di andarsene. Si recherà quindi a Torino, dove dove riuscirà ad allargare il suo orizzonte, a costruire nuove relazioni e ad esplorare una realtà molto diversa da quella della sua Sardegna d’origine. Tuttavia Maria per diversi motivi deve tornare al paese, soprattutto perché zia Bonaria ha avuto un ictus. Così torna per restituire il favore alla madre, ponendo fine alle sue  sofferenze. 

Il racconto nella sua semplicità e leggerezza riesce a trattare diversi temi importanti e anche attuali  senza renderli pesanti. In primis il libro affronta la tematica del ruolo della donna nella società. Il  romanzo esplora la vita delle donne in un contesto tradizionale e patriarcale, mostrando le sfide e le  restrizioni che devono affrontare. Maria è un personaggio che cerca di sfuggire a queste restrizioni e  di trovare il suo posto nel mondo, rappresentando la forza e la determinazione delle donne nel  perseguire i propri sogni. Altri due temi centrali sono la morte e l’eutanasia. Il titolo del libro, come già detto, si riferisce a un personaggio, l’accabadora, che è una figura tradizionale sarda associata alla morte. Questa donna anziana, a cui viene affidato il compito di porre fine alla vita delle persone morenti, solitamente tramite strangolamento, suscita molte domande sul significato della morte e sul confine tra eutanasia e omicidio. Infatti ci sono diversi punti di vista riguardanti questa pratica e il libro esplora proprio il dilemma morale e etico, portandoci a riflettere sul diritto di scegliere come e quando morire.

Un altro tema attuale è quello dell’adozione. L’adozione di Maria da parte  dell’anziana rappresenta un punto molto importante nella sua identità. Da un lato, è legata alla sua  famiglia biologica ma è cresciuta nella famiglia di Bonaria, quindi essa si scontra sia con le  dinamiche delle sue famiglie biologica e adottiva. Questo conflitto riflette i vari modi in cui la parola “famiglia” può essere definita e come i legami affettivi possono superare i legami biologici.

Queste tematiche vengono esplorate attraverso una trama appassionante, che intreccia la vita di una  semplice ragazza con quella di una figura tanto misteriosa. Il libro è scritto in un linguaggio chiaro e  accessibile, viene usato infatti un lessico popolare quasi colloquiale, che permette ai lettori di leggere più facilmente e di immergersi più facilmente nella storia. La scrittura di Murgia è descrittiva e piena di dettagli, che permettono di immergersi ancora di più nel racconto. Il romanzo presenta un intreccio articolato e ben strutturato. Il tempo del racconto infatti non coincide con quello della storia perché sono presenti diverse analessi, ad esempio quelle che ci raccontano della vita di Bonaria, e anche alcune ellissi.

Il narratore è esterno nascosto, infatti i fatti sono raccontati in terza persona e la voce narrante non interviene mai direttamente e non dà interpretazioni. Nonostante non mi sembri che ci sia un narratore onnisciente, la focalizzazione si sposta tra i  diversi personaggi del romanzo, quindi è esterna multipla . Principalmente, la storia viene  raccontata dal punto di vista di Maria, ma occasionalmente si sposta su altri personaggi chiave come  Bonaria, la madre biologica di Maria, o altri membri delle famiglie coinvolte. Questa variazione  nella focalizzazione permette di ottenere una prospettiva più ampia sulla storia e sui personaggi. 

Il romanzo mi è piaciuto fin dalle prime pagine. La figura dell’accabadora è stata un elemento  particolarmente intrigante del romanzo. Il suo ruolo controverso come “donatrice di morte” fa  riflettere molto. Mi sono subito affezionata a Maria, la protagonista, e ho apprezzato come il  romanzo abbia esplorato in profondità la sua crescita, la sua lotta per l’identità e il suo rapporto con  la figura enigmatica, Bonaria. Le sfide che Maria affronta e le scelte che deve fare mi hanno toccato  profondamente, e ho seguito il suo viaggio con grande interesse. Tra gli altri personaggi uno che mi  è rimasto impresso è Andria Bastìu, con la quale Maria instaura un forte legame. Mi ha colpito per la sua fragilità e la sua sensibilità, che molte volte non gli permettono di agire come vorrebbe  veramente, cosa in cui un po’ tutti ci possiamo immedesimare. Ho trovato molto affascinante il modo in cui il libro tratta temi complessi come la morte, la tradizione, la modernità e il ruolo delle donne nella società senza renderli troppo pesanti o complessi. Questi temi sono presentati in modo delicato ma profondo, invitando il lettore a riflettere su questioni importanti e a esplorare il contesto culturale unico della Sardegna. 

In conclusione, Accabadora è un romanzo che, con semplicità e leggerezza, affronta temi  profondi e attuali, invitando il lettore a riflettere su questioni etiche, morali e culturali. La storia di  Maria e le sue sfide personali rappresentano un percorso di crescita e ricerca di identità che tocca il  cuore, rendendo il romanzo un’esperienza significativa. L’ho trovato appassionante e toccante, e  sicuramente è un libro che consiglierei a chiunque sia interessato a una lettura coinvolgente e ricca  di significato.

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