25 NOVEMBRE

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne al Giulio Cesare

di Lavinia Piro, Alice Scottoni, Agnese Cappelli e Daniele Giannoni

Introduzione di Lavinia Piro

Ragazze e ragazzi, parto col dirvi che vi guardo fiera e orgogliosa del fatto che siamo così numerosi, e inevitabilmente penso che tutto ciò che in questi ultimi giorni stiamo portando avanti abbia effettivamente un senso, e credo che questa unità, questa linea di lotta comune sia ciò che ci permetterà di liberarci di tutto lo schifo che ci circonda. 

Pochi giorni fa è accaduto l’ennesimo episodio in cui una violenza oserei dire brutale, ha posto fine davvero troppo presto alla vita di una ragazza, Giulia, appena poco più grande di noi. Quella di cui parliamo però non è una violenza come le altre, ma una violenza ben specifica, un tipo di violenza che oggi ancora e forse più che mai, in modo ingiustificato vede come vittima la donna solo ed esclusivamente in quanto tale.

E questo sì, ci sembrerà assurdo nel 2023, in una società come la nostra che si professa tanto civilizzata, moderna e progressista, ma che quotidianamente dimostra invece di fare innumerevoli passi indietro, non tutelandoci, ma dimostrando spesso di lavarsi le mani di fronte a un fenomeno non più accettabile, e i 106 femminicidi in Italia dall’inizio del 2023 ne sono la dimostrazione lampante. Sapete che vuol dire 106 femminicidi da gennaio a oggi? Vuol dire che una donna ogni 3 giorni è stata uccisa, quasi sempre per mano del suo partner o ex partner. 

Quanto accaduto a Giulia Cecchettin ci ha toccato e sconvolto profondamente e ha provocato una rabbia e una volontà di cambiamento enormi, almeno questo è l’effetto che ha avuto su di me. Dall’altro giorno il mio pensiero torna sempre a lei e a quel numero spaventoso di donne prima di lei.  Ma, grazie alle iniziative che stiamo organizzando qui a scuola, mi sento parte di un qualcosa di più grande, parte di un cambiamento che deve avvenire qui e ora e che prima di tutto deve partire da noi. Per questo vi dico che questo impatto così potente non deve e non può rimanere fine a se stesso, ma deve essere un punto di partenza per una guerra quotidiana e costante, ed è per questo che vi invitiamo e vi esortiamo a scendere in piazza con noi al Circo Massimo, dove si terrà l’annuale manifestazione contro la violenza sulle donne. Il 25 novembre è stata istituita proprio come giornata dedicata a questa lotta dall’assemblea generale delle Nazioni Unite a partire dal 1999, ed è da quella data che migliaia tra donne e uomini tutti gli anni si impegnano a portare avanti questa battaglia con determinazione e coraggio. È una data simbolica che, oltre a richiamare l’attenzione sul fenomeno ormai troppo diffuso del femminicidio, si pone obbiettivi urgenti quali l’educazione al consenso e i finanziamenti per i centri anti-violenza.

Ricordatevi che finché ci sarà il bisogno di far sentire sempre più forte la nostra voce, di trasmettere la nostra necessità di rivoluzione e di manifestare il nostro dissenso di fronte a un’indifferenza spesso opprimente, vuol dire che c’è nella società in cui viviamo qualcosa di profondamente sbagliato che inevitabilmente va cambiato.

Perciò vi esorto a lottare fino a quando tutto ciò non sarà più necessario. Solo a quel punto capiremo di aver vinto davvero, ma fino a quel momento non smettere mai di farlo.

Grazie.

NON SONO SOLO PAROLE, di Alice Scottoni

Ciao sono Giulia, sono fidanzata da 5 anni e credo nell’amore. 
Ultimamente però, ho l’impressione di restare sempre al punto di partenza
quando nei tuoi gesti vedo sempre più insistenza. 
Però ti difendo se qualcuno parla di te con arroganza,
anzi mi arrabbio e mi ci incaponisco 
E finisco per chiudere la porta lasciando il mondo fuori dalla stanza
Mi dici spesso che non posso fare ciò che voglio 
e poco dopo che sono la ragione per cui vivi 
Questo è o non è Amore?
Cerco un equilibrio che svanisce ogni volta che parliamo, d’altronde tu preferisci risolvere con le mani  giusto?
E ora fingo di essere felice di una vita che in realtà non è come voglio, ma non ho il coraggio di ammetterlo a chi tempo fa me lo aveva già fatto notare.
“Le mie sono solo parole” è così che dici sempre
Sono solo parole…
Però sono stanca e non ti immagini neanche quanto, ma non posso far altro che sperare che domani arrivi in fretta e che svanisca ogni pensiero
Mi auguro che lo scorrere del tempo renda tutto un po’ più chiaro…
Ma per la centesima volta non è così e di tempo ne è già passato troppo, troppo in confronto alla nostra vita che in fondo non è nient’altro che un attimo. 
E tra me e te NON 
Sono solo parole
Ma ti dirò di più: NON è mai stata colpa mia.

EDUCARE AL RISPETTO, di Daniele Giannoni

Nel mio discorso voglio partire dal presupposto che lo stupro e il femminicidio non sono atti compiuti da mostri o da malati, come spesso vengono descritti dai giornali, non sono compiuti da persone che rappresentano un’eccezione nella società; al contrario lo stupratore o il femminicida rappresentano appieno il livello più estremo a cui può arrivare la società di cui facciamo parte, ossia la società patriarcale che è fondata sul controllo e sul possesso della donna. Ciò che deve essere cambiato è quindi la cultura. Per affrontare questa terribile piaga della nostra società non serve a niente la repressione e l’inasprimento delle pene, bisogna agire sull’educazione delle persone e quindi partire dalle scuole, istituendo un’educazione sessuale che trasmetta ai giovani una nuova cultura promotrice di rispetto e garante della libertà della donna.

Ci tengo a dare il mio punto di vista in quanto uomo su questo tema. Penso che oggi davanti all’omicidio di Giulia e delle più 100 donne uccise nel 2023, tutti noi in quanto uomini abbiamo il dovere di farci un esame di coscienza. Nessuno di noi oggi si deve sentire innocente perché pensa che non farebbe mai un atto del genere.

Filippo Turetta, l’assassino di Giulia, era descritto da tutti come un bravo ragazzo, nessuno si sarebbe mai aspettato che avrebbe potuto compiere quello che ha compiuto, probabilmente nemmeno lui se l’aspettava e invece l’ha fatto. 

Ma se anche davvero non sareste mai capaci di compiere una cosa del genere, comunque non credetevi mai totalmente innocenti. Davanti a quello che è successo siamo tutti in parte colpevoli quando facciamo il commento sessista, quando davanti a una molestia fisica o verbale rimaniamo in silenzio, quando pretendiamo che la nostra ragazza non si veda con il suo migliore amico, perché siamo gelosi, quando le controlliamo il telefono, quando attuiamo verso di lei qualsiasi tipo di atteggiamento possessivo. Tutti questi comportamenti sono la base che tiene in piedi l’intero sistema patriarcale e finché non verranno estirpati non verrà estirpato nemmeno l’apice di questo sistema che è appunto costituito dallo stupro e dal femminicidio.

Oggi quindi noi uomini poniamoci questa domanda, chiediamoci se potremmo mai un giorno diventare Filippo Turetta e chiediamoci che cosa facciamo per impedire che altri Filippo Turetta si vengano a formare attorno a noi.

CIAO SONO AGNESE, di Agnese Cappelli 

Ciao sono Agnese e tutte le volte che andavo a ballare mi toccavano il culo, mi sfioravano un fianco, mi prendevano per un braccio, pretendevano un mio bacio, pretendevano me senza il mio consenso.

Ma adesso sono fidanzata e a ballare neanche ci vado più. Perché il mio ragazzo vuole proteggermi, e mi dice che è meglio di no, e io lo amo.

Ciao sono Agnese, e ieri il mio ragazzo mi ha tirato dai fianchi e piegata a metà: ha finto un rapporto con me davanti ai suoi amici, e hanno riso tutti di me, ma lui rideva e io amo il suo sorriso.

Ciao sono Agnese, e oggi ho messo una gonna bellissima che ho comprato insieme a mamma, ma lui mi ha detto che sembro una balena e non posso andare in giro vestita così. Ma io lo amo.

Ciao sono Agnese, e ieri ho avuto tanta paura davanti a lui. Ma mi ama, me lo ripete sempre. E io lo amo.

Ciao sono Agnese, e io non lo amo più ma non smetto di credere nell’amore anche dentro le quattro mura di questo ospedale.

Me lo ricordo come mi entravi nella testa e ne prendevi il controllo, condizionando le mie scelte, e i miei pensieri.

Me lo ricordo come mi entravi nel cuore e lo richiudevi in una gabbia che tenevi stretta in mano.

Me lo ricordo come mi entravi nell’anima e io non ero più io. Io non ridevo come ride Agnese, non piangevo per ciò che mi commuove o mi rattrista, non vivevo per quello per cui vive Agnese.

Diventi sua, diventi serva delle sue emozioni e delle sue voglie.

Ma tu sei luce! Sei forza. Sei Giulia, sei me, sei te, sei lei, sei donna. Donna, vittima, schiava, puttana. No!

Sei donna, sei un’incondizionata voglia di vivere, sei amore, e soprattutto indipendenza.

“Queste cose le dicevo; poi, presa la fanciulla, tra i fiori splendenti la distesi;
con un morbido mantello la coprii, cingendole il collo con un braccio, mentre lei pavida come un cerbiatto…
Con le mani le toccai dolcemente il seno,
proprio là dove mostrava
la pelle fresca,
incanto di giovinezza;
E tutto il bel corpo accarezzando,
emisi la bianca potenza, sfiorando il biondo pelo.”

Questo è Archiloco, nel VII secolo AVANTI CRISTO. Le cose non cambiano, non sono mai cambiate.

Che tristezza, che tristezza sapere che dopo quasi 3000 anni le donne continuino ad essere oggetti di una società patriarcale, dove è tutto giustificabile, tutto trascurabile, tutto dimenticabile… vi prego no.

Non dimenticate, non lasciate passare. Abbiate il coraggio di urlare, il coraggio di lottare. Lottare anche per le più piccole cose, queste sono le peggiori. La gente nota di rado ciò che è piccolo, non fate lo stesso errore. Non siate cieche, non siate mute. Siate donne.

E voi uomini? No voi uomini non siete tutti mostri, voi siete semplicemente uomini.

E vi chiediamo solo di camminare a fianco a noi, di lottare a fianco a noi.

Poesia di Cristina Torre Cáceres

letta in occasione del flash-mob del Liceo Giulio Cesare da Carolina Colosi

Se domani non rispondo alle tue chiamate, sorella. 
Se non ti dico che vengo a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in una borsa nera.
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia.
Non aver paura, sorella, se vedi che sono stata pugnalata.
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata.
sorella, non piangere se scopri che mi hanno impalata.
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex avesse delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Lo giuro, sorelle, sono morta combattendo.
Lo giuro, mie care sorelle, ho urlato forte così come volavo alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutti quelli che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, non ti fermerai.
Ma, per quello che vuoi di più, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non privare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Combatti per le loro ali, quelle ali che mi tagliarono.
Combatti per loro, che possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti per urlare più forte di me.
Possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
sorelle, non piangete le mie ceneri.
Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.
se domani sono io, devo essere l’ultima. 
se domani sarai tu sorella, brucerò ogni cosa per te 
a tutte noi che non siamo riuscite a dormire quella notte, a tutte noi con le viscere rigirate per la rabbia, a Giulia, a Elena, ora e per sempre siamo tutte tue sorelle. 

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