Bernini: la sfida dell’arte figurativa

La grande sfida dell’arte figurativa è quella di essere in grado di raccontare un solo attimo di una storia, un istante brevissimo. La meraviglia sta tutta nella scelta di quale: l’artista decide consapevolmente quale momento rappresentare, fermandolo nel tempo e nello spazio per l’eternità. E quale è la conseguenza di questa scelta tanto importante? L’effetto che l’opera riesce a comunicare a chi la osserva.

Ed ancora più determinante è questa scelta quando la storia da ritrarre ha in sé un cambiamento irreversibile, uno stravolgimento. La fenomenale accortezza dell’artista è di rendere con una sola immagina una narrazione intera.

Apollo e Dafne di Bernini, una delle sculture più interessanti di tutta la storia dell’arte.
Apollo, dopo aver ucciso coraggiosamente il serpente Pitone, si rivolse a Cupido, dio dell’amore, vantandosi della sua impresa e accusandolo di non essere in grado di poter compiere un’impresa simile. Cupido quindi, per vendicarsi di un tale affronto, preparò due frecce: una d’oro, capace di far innamorare immediatamente chi l’avesse ricevuta, un’altra di piombo, capace invece di respingere tale amore. Così Cupido colpì Apollo con la freccia d’oro e Dafne con quella di piombo; Il primo quindi si innamorò della bellissima ninfa, la quale spaventata fuggì da lui nel bosco. Ma Apollo, più veloce di lei, riuscì a raggiungerla. Dafne rivolse un’ultima preghiera a suo padre Peneo, implorandolo di essere trasformata in qualsiasi oggetto pur di non finire tra le braccia del dio Apollo; la ninfa così si trasformò in un alloro, prima le sue mani e i suoi capelli, poi i suoi piedi iniziarono a trasformarsi in foglie, rami e radici. Così la fanciulla divenne un albero, e Apollo, abbracciando il suo tronco, fece in modo che l’alloro diventasse a lui sacro.

La scultura del Bernini, oggi conservata nella Galleria Borghese, è una fenomenale rappresentazione di questo mito. L’artista ha scelto di fermare il momento culminante della storia, la trasformazione di Dafne. Il gruppo scultoreo, a tutto tondo, è un miracolo artistico: i due personaggi sono colti proprio nell’attimo cruciale. Apollo ha appena posato le sue mani sulla ninfa e cerca sempre più di avvicinarsi a lei, ma ha il volto sorpreso e preoccupato perché sta osservando l’inizio della sua trasformazione; Dafne invece ha il corpo inclinato, come cercando di allontanarlo il più possibile da quello del dio, e le sue mani stanno prendendo la forme delle foglie dell’alloro, così i suoi capelli, e i piedi sono ormai radici.
La scultura è sorprendente, soprattutto nella sua composizione: girandoci attorno, è possibile notare uno alla volta sempre più dettagli, sempre più inattesi e quindi eccezionali.

Questo è solo un esempio, forse il più indicativo, della sintesi miracolosa che è l’arte: incastrare in una esperienza sensoriale l’immensità di un messaggio.

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