E se i vostri alunni copiano? Intervista ai docenti del ‘Giulio Cesare’

di Antonio Montesano e Melissa Olga Pascoletti IIE

Dopo aver intervistato gli studenti del nostro liceo abbiamo esteso la nostra inchiesta. Sono state poste alcune domande relative al fenomeno della copia anche a tre professori dei nostri professori Tale pratica è, certamente, relativa allo studente, ma i provvedimenti da prendere, nel caso quest’ultimo sia scoperto, sono in mano ai professori.

La prima domanda è stata: «Secondo voi professori quali sono le ragioni che portano uno studente a copiare?»

Ci risponde la professoressa A. Smeragliuolo: «Mi sembra che ci siano diverse motivazioni, che tuttavia si possono raggruppare intorno a due grosse origini: l’insicurezza o la mancanza di studio. All’interno di queste due cause credo che poi ci siano tante storie diverse, quanti sono gli alunni che incontro».

Condivide lo stesso punto di vista la professoressa F. Vennarucci: «Diversi possono essere i motivi che inducono gli studenti a copiare: in primis la convinzione di non essere adeguatamente preparati per affrontare la prova. Questa convinzione può scaturire da effettive carenze nella preparazione, ma anche da insicurezza. Copiare equivale a cercare una scorciatoia per trarsi d’impaccio o un salvagente per sentirsi al sicuro.

Altro motivo per copiare è il desiderio di prendere un bel voto: è questo il caso del ragazzo preparato che ricorre ai bigliettini per fare meglio». Il professor S. Russo dichiara: «La risposta più semplice potrebbe essere: si copia per prendere un voto più alto. Oggi più che mai gli studenti dicono di essere stressati ed ansiosi, di non riuscire a dominare certe emozioni, di sentirsi sopraffatti. E così, a volte, si cercano scorciatoie».

La seconda domanda che abbiamo posto ai professori è la seguente: «Quali provvedimenti ritenete corretto assumere per chi copia?»

Le parole della professoressa Smeragliuolo sono state: «Non è facile capire quale provvedimento sia necessario, utile. Credo che ogni provvedimento vada contestualizzato. E soprattutto credo debba essere utile agli studenti affinché diventino più consapevoli delle ragioni per cui non abbiano ritenuto di essere in grado di svolgere il compito da soli». Il professor Russo sostiene: «Poiché copiare è sbagliato, il provvedimento è necessario. La natura del provvedimento credo pertenga alla sensibilità del docente. C’è chi annulla la prova, chi dà un’altra possibilità, chi convoca i genitori, spiegando loro la situazione. Penso che ogni situazione sia a sé e vada modulata tenendo conto dello studente, della sua sensibilità e delle sue possibili reazioni». La professoressa Vennarucci invece risponde: «Cerco sempre di fare attenzione durante le verifiche per evitare che i ragazzi copino, ma a volte succede che il secondo cellulare mi sfugga e me ne accorgo quando correggo il compito. Quando ciò accade attribuisco al compito una valutazione molto negativa (3) e interrogo lo studente la volta successiva. I provvedimenti da assumere per le verifiche in classe sono i soliti: distanziamento, ritiro dei cellulari, compiti differenziati a file e divieto di uscire dall’aula per «copiare con dei bigliettini, con un telefono o farsi suggerire qualcosa da un compagno è grave allo stesso modo?» Russo risponde: «Fermo restando che copiare è sempre sbagliato, a tutti è capitato almeno una volta di farsi suggerire qualcosa da un compagno. Qualora capiti (e se accade una tantum), un richiamo verbale è sufficiente. Tenere un cellulare nascosto o avere dei bigliettini è invece più grave in quanto, penso, ci si pone in modo sleale nei confronti dell’insegnante e degli stessi compagni di classe. Usando una metafora sportiva, è come partecipare ad una corsa ma partire prima rispetto agli altri». Vennarucci sulla stessa linea dice: «Copiare con il telefono è secondo me la cosa peggiore, perché se non altro i bigliettini prevedono un lavoro di predisposizione e di sintesi che ha un qualche senso. Consultarsi con l’amico è una cosa molto comune, ma anche molto ingenua, perché spesso in questo modo si trasmettono gli errori, più che le soluzioni. Diciamo che il professionista del copiaggio usa il cellulare (il secondo cellulare nascosto); il ragazzo studioso che ha l’ansia di andare male e il desiderio di prendere un voto alto si affida semmai ai suoi propri appunti; mentre l’incerto e pigro improvvisatore chiede al compagno. Sono profili e stili diversi». Infine, la prof Smeragliuolo dice:« La domanda è insidiosa perché da un lato dobbiamo riconoscere che copiare è copiare, non ci può essere una classifica, non si possono usare eufemismi; dall’altro lato è evidente che usare il telefonino comporta aver ignorato circolari ministeriali e regolamento scolastico e aver finto con l’insegnante di aver consegnato ogni dispositivo sulla cattedra…».

La quarta ed ultima domanda posta ai tre docenti è la seguente: «Cosa prova quando vede un suo alunno copiare?». Smeragliuolo risponde: «Ogni situazione è diversa ma tutte sono complicate da gestire. Cerco di capire cosa è giusto e a volte ho bisogno di giorni per rendermene conto.  Cerco di non arrabbiarmi ma non ci riesco. Molto dipende dalle motivazioni per cui lo studente stava copiando.  In genere mi preoccupo perché immagino la condizione per cui si sta copiando. Devo confessare che qualche volta mi è capitato di aver dovuto trattenere il riso per i posti assurdi in cui i miei studenti hanno nascosto cellulari, auricolari, ecc». Vennarucci invece risponde: «“Cosa porta gli studenti a copiare?“ Quali provvedimenti ritiene corretto assumere? Copiare con dei bigliettini, con un telefono o farsi suggerire qualcosa da un compagno è grave allo stesso modo“ Cosa prova quando vede un suo alunno copiare? Dispiacere direi. I casi peggiori per me sono i compiti di letteratura, magari le relazioni dei libri assegnate per casa, orrendamente copiate da siti che sono un insulto per l’intelligenza. In quei casi penso sempre che l’alunno è stato pigro o maldestro e che comunque ha perso l’occasione per dire davvero la sua su un tema importante. Da qualche tempo infatti non assegno più questo tipo di compiti. Anche la possibilità che alcune verifiche vengano fatte usando chatGpt è scoraggiante in tal senso. Certo è un problema perché a scrivere si impara scrivendo, così come a nuotare si impara nuotando, e l’esercizio è fondamentale. Io non potrei mai concepire che il mio stile, la mia voce, il mio modo di raccontare, siano presi in prestito da qualcun altro e questo cerco di far capire ai ragazzi. Scrivere, come camminare o sorridere, fa parte del nostro modo di essere e ciascuno lo fa a modo suo, con la sua cifra, con le sue parole, con il suo mondo. Anche l’esercizio di traduzione è un esercizio di stile, nel quale emergono con estrema chiarezza il modo di affrontare il testo, di smontarlo, di scegliere le parole…si capisce se chi traduce ha ragionato sul testo oppure ha messo in fila una parola dopo l’altra: copiare vuol dire impiegare meno tempo e minor fatica. Ma siamo sicuri che quel tempo e quella fatica sarebbero stati sprecati? È evidente che a mio avviso il tempo dedicato a scrivere e a tradurre è un tempo ben impegnato e non sprecato, ma riuscire a farlo comprendere non è facile». Ed infine il professore Russo sostiene: «Sarei ipocrita se dicessi che non mi arrabbio. Ovviamente ci rimango male (se uno studente ha bisogno di copiare, significa che non sono riuscito a coinvolgerlo nelle mie lezioni e la sua preparazione non è adeguata per la prova che sta affrontando: di questo ovviamente mi sento responsabile). È possibile, tuttavia, che quello studente non abbia studiato e, trovandosi in difficoltà, cerchi una scorciatoia. In ogni caso penso che per entrambi – docente e studente – questo possa essere un momento di confronto.

La professoressa Smeragliuolo, dunque, sottolinea la difficoltà nello scegliere a quale provvedimento ricorrere, che può variare dal contesto e pone come fine l’utilità che tale conseguenza recherà allo studente. D’altro canto la professoressa Vennarucci, nell’accorgersi che un compito non è autentico  segue una propria prassi e invece Russo condanna il copiare in quanto sbagliato, non nascondendo la sua rabbia ma cercando di capire il motivo del gesto irresponsabile da parte dello studente. Si deve concludere che copiare ed essere scoperti è un problema anche per i professori e non solo per gli alunni.

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