LA ROMA FEMMINILE SI AGGIUDICA LO SCUDETTO PRIMAVERA: intervista a Beatrice Bruni

di Sofia Liverani VF

Il 14 maggio 2023 la Roma Femminile Primavera ha vinto lo scudetto, battendo la Juventus 2-0 a Cologno al Serio. Tra le giocatrici vittoriose, nel ruolo di difensore e capitano, c’è un’alunna del Liceo Giulio Cesare, Beatrice Bruni, che abbiamo incontrato per conoscerla meglio.

Beatrice, quante ore al giorno e a settimana ti alleni? E come riesci a conciliare lo studio con l’allenamento?

Faccio due ore al giorno di allenamento puro, se aggiungo gli spostamenti vari di circa un’ora, diciamo che impiego circa tre ore al giorno. Moltiplicando il tutto per cinque giorni più la partita la domenica, arrivo a circa venti ore la settimana. Insomma, è impegnativo e prende molto tempo, ma risulta molto utile il PFP, ovvero le interrogazioni programmate per noi studenti atleti, che consentono di organizzarsi. Solitamente torno a casa verso le 18:30 e comincio a studiare subito; tre-quattro ore, fino alle 10, quando interrompo per cenare, le dedico ai compiti. Se necessario, se c’è un’interrogazione importante in vista, continuo i compiti anche dopo cena; è molto importante sapersi organizzare.

Cosa hai intenzione di fare dopo il liceo? Continuerai gli studi all’università o ti dedicherai solamente al calcio?

In realtà vorrei portare avanti entrambe le cose. Mi iscriverò a Economia, mentre per quanto riguarda la squadra non so ancora cosa farò di preciso: io continuerò sicuramente a giocare, ma alla fine sarà la società a decidere dove mandarmi, se continuare a farmi giocare con le mie compagne o darmi in prestito in un’altra squadra, anche se questo potrebbe essere un problema per l’università. In ogni caso sicuramente continuerò con lo studio, non ho intenzione di lasciare tutto già da adesso.

Quando hai iniziato a giocare e come è nata questa tua passione? Ti ha ispirato un calciatore o una calciatrice che hai preso come esempio?

Sono entrata nel mondo del calcio da piccola, vedendo mio padre e mio fratello seguire le partite, e guardando i giocatori ho detto “voglio farlo pure io, vediamo se ci riesco!”; effettivamente ci sono riuscita e sono arrivata fin qui. Sicuramente ho ammirato Totti, idolo di ogni romanista, pur non avendo il mio stesso ruolo, ma adesso crescendo ho conosciuto e preso come riferimento il difensore dell’Arsenal, Leah Williamson.

Come ti trovi nella squadra e come ti relazioni con le altre calciatrici?

Mi trovo bene! Certo, non è lo stesso del relazionarsi con dei compagni di classe, perché più si va avanti con l’età, più aumenta anche il livello e la professionalità richiesti, poiché diventa una sorta di lavoro. Avvicinandosi alla prima squadra, in cui giocano i professionisti e quindi pagati, i rapporti sono certamente amichevoli, ma bisogna sempre tenere in considerazione che quello è un ambiente lavorativo. Con le compagne di squadra ho sì un bel legame, di squadra e di amicizia: passiamo talmente tanto tempo insieme che sopportarsi è quasi necessario, ma siamo comunque colleghe dopo tutto.

Come ti vedono i ragazzi, specialmente quelli che giocano, come calciatrice? Ti prendono sul serio o ti scherniscono?

Specialmente in Italia, essendo il novanta per cento dei maschi interessati al calcio, non credo dia effettivamente loro fastidio il fatto che io giochi seriamente; piuttosto, per quanto riguarda me in particolare poi, che gioco in una squadra così importante e conosciuta in questa città come la Roma, nonostante tutto tendono a sminuirmi. Personalmente credo che sia un comportamento dovuto più che altro all’invidia, come per dire “sì, giochi a calcio, ma è calcio femminile, anch’io ce l’avrei fatta”. Un po’ “gli rode”, perché molti ci hanno provato ma hanno abbandonato, non riuscendo ad andare troppo avanti. Possono anche schernirmi all’inizio, ma alla fine diciamo che si abituano, anzi, inizio a scherzarci pure io.

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IF, caporedattrice, prima paginista, articolista.
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