«Amore tra le palazzine a fuoco»

di Thea Ceccarelli, 1G

Lo scorso febbraio, in occasione del settantatreesimo Festival di Sanremo, Tananai canta sul palco dell’Ariston Tango, una ballad metropolitana che rimanda al sound del pop inglese contemporaneo, scritta in collaborazione con Paolo Antonacci e Davide Simonetta.

Il testo è semplice e diretto, racconta quanto sia idilliaco ogni respiro di ordinario se sono due innamorati ad esalarlo. «È bello, è bello, è bello», sussurrano. 

Tutt’a un tratto, viene imposto loro di dirsi addio. «È finita la poesia» e si tormentano in un’opprimente lontananza, «ma chissà perché Dio ci pesta come un tango». 

Non vi è risposta alla feroce prepotenza che il loro amore deve scontare ma, a dispetto del distacco fisico, il sentimento continua ad ardere e li rende sempre più vicini.  Sospiro nel sospiro le due anime si fondono in una danza passionale, indissolubili nei silenzi, nel dolore e nel desiderio di speranza l’una dell’altra. 

La base orchestrale accompagna ed esprime tale stato d’animo in un climax d’intensità crescente, dapprima dolcemente malinconico e poi, sempre più drammatico, a ritrarre quel sinolo struggente di emozione, impeto e tormento che costituisce l’essenza del tango.

Il brano è accostato al videoclip, diretto da Olmo Parenti, che racconta di una famiglia di Smolino, cittadina ucraina nella provincia di Kirovohrag.  Olga e Maxim hanno una figlia di quattordici anni, Liza. Si amano.

La guerra li ha forzati ad una separazione; le ragazze sono fuggite dall’Ucraina in Italia mentre Maxim è rimasto nel suo paese per combattere. Non gli è stata offerta la possibilità di scegliere, «quel che sono non volevo esserlo».

La loro storia, accompagnata dalla voce di Tananai, fluisce sullo schermo attraverso foto e filmati ripresi e scambiati dai cellulari degli stessi protagonisti. Il loro sentimento si manifesta nitido. Gli scorci di un passato recente e sereno sono travolti da una tetra attualità di armi e di fiamme. Sullo sfondo delle «palazzine a fuoco» si innalza un amore che sopravvive oltre la distanza, «la tua voce riconosco», un amore che si alimenta ed alimenta: «Amore mio, noi stiamo bene. Fa un po’ meno freddo. Ora ci sono meno dodici gradi, ma c’è molto vento. Comunque non abbiamo freddo…Mi sta scaldando il tuo amore…e il tè. Va tutto bene. Ti adoro». (Maxim)

Tango parla di amore, risveglia coscienze inibite e scuote l’animo. Nel clima di festa delle notti sanremesi ha rammentato all’elegantissimo pubblico che la guerra tra Russia e Ucraina persiste ormai da un anno, che mentre si discute di strategie politiche e militari ci sono vite spezzate, altre sospese, costrette ad adattarsi in una realtà che ha come unico spiraglio di luce l’attesa di un «lunedì».

In un’edizione del Festival animata dalle polemiche sull’opportunità di trasmettere un videomessaggio del presidente ucraino Zelensky, la voce di Tananai si eleva oltre ogni discussione contrapponendo a coloro che anelano di mostrare la propria forza attraverso la guerra, chi quella forza la trova nell’amore, «noi non siamo come loro».

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