Il viaggio sulla luna

Martina Mauri, IIE

Un brivido percorre la mia schiena, apro gli occhi, non riesco a parlare, sopra me il vuoto. Mi alzo in piedi su questo suolo gelido e vedo dinnanzi una pallida distesa infinita dall’aspetto roccioso. Vasti crateri e colline perlacee mi circondano, un cielo buio tappezzato di stelle accecanti, più di quante io abbia mai visto, incombe su di me.

Dritta davanti a me, maestosa e inconfondibile, distinguo la Terra; dietro di lei una incandescente sfera di fuoco, di dimensioni talmente imponenti, che la capacità di descriverle elude la mia mente.

Qualcosa avanza nella mia direzione, simile a una nebbia scintillante. Riesco a percepirla mentre penetra nella mia mente e in questa maniera comunica con me: «Sono Selene, ammirami adesso che mio fratello illumina la mia superficie nella sua completezza; seguimi e ti condurrò da te». Nonostante l’assoluta assurdità della situazione obbedisco, sento infatti che lasciarmi guidare da questa creatura sia esattamente ciò che devo fare. Cammino seguendo la sua scia. La prima cosa che noto su questo luminoso pianeta è un cratere contenente magnifiche piante e ampi alberi dalla forma antica; fiori rigogliosi e limpidi ruscelli incorniciano il paesaggio. Nel mezzo della folta vegetazione vedo animali e umani di minuscole dimensioni che abitano armoniosamente l’ambiente. «Tutto ciò che smarrite giunge da me; quello che stai osservando è il rapporto degli uomini con la natura. Non siete stati in grado di rispettare i doni della creatrice Gea e vivere in sinfonia con essi», afferma Selene.

Incapace di esprimermi, la seguo intimorita mentre procediamo verso altri curiosi crateri. Selene indugia un momento per poi annunciare: «Questi che vedi sono i numerosi crateri della storia: più il tempo scorre più essi aumentano e le immagini che contengono diventano vivide». All’interno di uno dei crateri scorgo una moltitudine di uomini che indossano toghe e sandali, alcuni discutono vivacemente riguardo questioni politiche, altri passeggiano tra colorati colonnati, altri ancora valutano le merci esposte al mercato; mai avrei potuto immaginare di poter assistere ad una tipica giornata nei Fori romani. Avanzo successivamente in direzione di ulteriori crateri, dove invece osservo sanguinose guerre, orrende carneficine, alcune protratte tramite lance o spade, altre grazie a cannoni e fucili. La conoscenza e il ricordo della Storia stanno lentamente abbandonando la Terra.

Ci avviciniamo ora a una distesa di roccia ricoperta di fumo: « Sei giunta nella valle dell’ignoranza; essa offusca le facoltà conoscitive degli uomini: maggiori dettagli scoprite riguardo l’Universo, più aumenta questo fumo denso su di me. Nella valle dell’ignoranza è custodita la coscienza degli umani: si tratta esattamente di ciò che devi cercare, ciò che hai smarrito». Dopo aver infuso questo messaggio nei miei pensieri, Selene si dissolve davanti ai miei occhi.

A lungo erro senza meta nella valle, faticando a tenere gli occhi aperti a causa del fumo. Cammino sopra milioni di piccole sfere di cristallo, le quali sussurrano parole a me incomprensibili. Non sono capace di stabilire da quanto tempo sto cercando me stessa, cammino, cammino, cammino, ma mai trovo la sfera che io possa comprendere. Improvvisamente odo la mia voce. Da tempo immemore non la ascolto, mi sta pregando di raggiungerla, inizio a correre e finalmente risalgo alla sfera da cui proviene. Non appena la afferro nelle mie mani sprigiona una luce accecante. Non vedo più nulla, non sento niente, mi perdo nel chiarore.

«Bip…..bip….bip…». Il macchinario al mio fianco emette un fastidioso fischio ripetitivo, mi trovo in un letto angusto. Su una poltrona siede mia madre: sta dormendo.

Noto sul suo viso rughe profonde che sono assolutamente certa di non aver mai visto prima. Quanto tempo sono stata via?

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