LA LEZIONE DI DEMOCRAZIA DI LILIANA SEGRE

di Lorenzo Bottino e Daniele Giannoni, 2G

La XIX legislatura della Repubblica Italiana è stata aperta al Senato dalla senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e testimone attiva contro fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo, che per motivi di anzianità ha ricoperto il ruolo ad interim di Presidente provvisorio dell’Assemblea.

La senatrice, invece dei classici discorsi molto istituzionali e generici che si sentono in queste circostanze, ha deciso di parlare apertamente al Senato di quella che è stata la sua esperienza personale riguardo l’odio nazi-fascista, invitando implicitamente quello che sarà probabilmente il governo più di destra della storia repubblicana a governare con consapevolezza e responsabilità.

Non a caso, infatti, il discorso si è aperto con il ricordo del centenario della marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista in Italia, evidenziando un alto valore simbolico: la bambina che nell’ottobre del 1938 vedeva negato il diritto di andare a scuola, esattamente 84 anni dopo si trova sul banco più prestigioso del Senato.

La senatrice ha invitato la nuova legislatura a dare l’esempio al popolo italiano, non solo adempiendo il proprio dovere di governare e servire le istituzioni, ma anche interpretando una politica alta e nobile, che rispetti sempre l’avversario. Negli anni, infatti, la politica urlata ha soltanto aumentato la sfiducia del popolo nei confronti delle istituzioni e la disaffezione al voto; non a caso le ultime elezioni hanno visto solo il 63,91% di affluenza, dato più basso della storia repubblicana.

Liliana Segre ha continuato difendendo fortemente quello che è il “principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo”, ovvero la Costituzione della Repubblica, che, come dice Piero Calamandrei, “non è solo un pezzo di carta, ma il testamento di 100.000 mila morti caduti nella lunga lotta per la libertà”. In particolare la senatrice si è focalizzata sull’articolo 3, riguardante il rifiuto delle discriminazioni in merito a sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, e la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale. La senatrice ha inoltre sottolineato come il popolo italiano abbia sempre dimostrato grande attaccamento alla Costituzione e abbia sempre scelto di difenderla, con riferimento ai vari referendum che hanno cercato di modificarla sostanzialmente, come quello promosso da Matteo Renzi nel 2016.

Uno dei punti centrali del discorso di Liliana Segre ha riguardato il dovere, per una nazione come l’Italia, di riconoscersi nelle festività civili, come il 25 Aprile festa della liberazione, il 1 Maggio festa dei lavoratori e il 2 Giugno festa della Repubblica, che nel nostro Paese rappresentano spesso date divisive e di discordia tra le varie fazioni politiche, invece di essere occasioni di conciliazione e unità all’interno della nostra nazione. Questo argomento, assume un’importanza centrale in vista del fatto che il successore di Liliana Segre, Ignazio La Russa, non ha mai nascosto il suo disaccordo sulla celebrazione del 25 aprile, considerata da lui, come da altri, una data di festeggiamento esclusiva all’ambiente di sinistra del Paese.

La senatrice ha insistito poi sulla lotta ai pregiudizi, alle discriminazioni e al linguaggio d’odio, che deve essere una lotta comune a tutti: un invito significativo in un parlamento in cui la maggioranza assoluta è costituita dai partiti che hanno causato l’affossamento della legge Zan contro l’omotransfobia.

Liliana Segre conclude con due auguri. Con il primo afferma con forza la centralità del Parlamento, che molti hanno lamentato essere stato depotenziato negli ultimi anni “a causa dell’abuso della decretazione d’urgenza e del ricorso al voto di fiducia”. Il riferimento è chiaro e ricorda i decreti governativi, che non passavano dal Parlamento, emanati dai governi Conte e Draghi per l’emergenza sanitaria, e l’utilizzo massiccio da parte dell’ultimo governo del voto di fiducia, che veniva accorpato al voto rispetto ad altri provvedimenti per fare in modo che venissero approvati, ed è stato la causa della caduta di Draghi. La Segre chiede dunque alla maggioranza di ricordarsi di quando era minoranza e lamentava abusi da parte dei governi, e chiede alla minoranza di ricordarsi di quando era maggioranza ed etichettava come eccessive le lamentele dell’opposizione: un invito totalmente imparziale e di grande serietà e responsabilità.

Il secondo auspicio è rivolto invece alle famiglie e alle imprese colpite dall’inflazione e dal caro bollette; Governo e Parlamento dovranno agire con unità d’intenti per rispondere alla più grande piaga che in questo momento colpisce la popolazione italiana, impedendo così il dilatarsi di disuguaglianze ed ingiustizie e anzi favorendone la riduzione.

Non manca tra le ultime parole un accenno all’Unione Europea che “con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace negli ultimi anni di grave crisi sanitaria e sociale” sarà al fianco dell’Italia. La frase conclusiva contiene un enorme messaggio di fiducia nei confronti dello stato democratico, che ha il dovere di prendersi la grandissima responsabilità di accogliere dentro di sé le preoccupazioni della gente ed impedire che esse si esprimano fuori dalle istituzioni e in maniera sovversiva:

“Dalle istituzioni democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere livelli di guardia e tracimare.”

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