Un cimelio storico all’interno di Villa Ada

Di Marika Ruffini

Villa Ada è uno splendido parco sito nel quartiere Parioli a nord-ovest della Via Salaria. Conosciuto anche con l’appellativo di “Villa Ada Savoia”, è anticamente appartenuto all’omonima famiglia e può essere definito come un piccolo museo a cielo aperto dal momento che, oltre alla vegetazione, ospita una serie di edifici neoclassici tra i quali la “Coffee-house” settecentesca (meglio nota anche come “Tempio di Flora”).
Si tratta di una costruzione che sorge di fronte al Casino Pallavicini. Il progetto e la realizzazione della struttura, secondo la testimonianza di Francesco Bettini, sono dovuti all’architetto francese Auguste de Saint Hubert che durante uno dei suoi soggiorni romani, intorno al 1790, fu al servizio dei principi Pallavicini allora proprietari dell’area. Il Tempio è una delle cosiddette “fabbriche da giardino” – vale a dire opere architettoniche decorative di vario tipo appartenenti al nuovo linguaggio dell’arte dei giardini dove la vita stessa viene per così dire trasferita all’esterno- una consuetudine nei giardini paesaggistici francesi dell’epoca e che Hubert conosceva bene. Questo divenne dunque poi il luogo dove Vittorio Emanuele III riceveva teste coronate e alti dignitari, insomma gli ospiti.
Dall’esterno spicca il fronte principale, verso il sentiero di ingresso, che ha l’aspetto di un tempietto dorico tetrastilo, con quattro colonne in stile dorico e adorno nella trabeazione da croci e aquile, forse aggiunte da casa Savoia. All’interno vi è una saletta circolare con un’abside curvilinea che, riprendendo il motivo del colonnato, viene scandita da paraste doriche che incorniciano grandi finestroni aperti su un sottostante invaso ad anfiteatro. Quest’ultima zona, detta appunto “il Teatro”, ospita al centro una fontana in ghisa tardo-ottocentesca, frutto di un rimaneggiamento in chiave romantica del luogo. L’abside del tempietto poggia su un portico sottostante, anch’esso affacciato sul Teatro. Sulla destra della struttura, si intravede un massiccio ponte che superava un laghetto oggi non più esistente.

Nel 2000 con quasi 4 miliardi di lire ricavate dai fondi per il Giubileo, vennero avviati i restauri della Coffee House di Villa Ada e non solo. Tuttavia oggi quello che un tempo era il “salottino dei re” continua a versare in condizioni di evidente deterioramento: colonne imbrattate, fontane a secco, infissi mancanti, muri a rischio crollo, graffiti…
In base al progetto, il Tempio di Flora sarebbe dovuto tornare all’originaria funzione di caffetteria, come ai tempi dei reali Savoia, ma non è mai accaduto e negli anni il degrado e l’abbandono si sono impadroniti di questo storico edificio.
Villa Ada, dunque, ha in sé una ricchezza storica davvero notevole ed è un peccato che non venga valorizzata come meriterebbe. Si auspica perciò che le zone ora abbandonate, perché ve ne sono molte oltre la sopracitata, siano al più presto riqualificate e restaurate.

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