I robot ispirati al mondo vegetale

Di Angelica Foderaro

L’umanità ha cercato sempre di esplorare il mondo e conoscere ciò che la circonda. Le grandi risposte alla curiosità dell’uomo ci vengono date dagli scienziati, come Darwin e anche l’autrice di questo libro “La natura geniale”.
Barbara Mazzolai narra di come nell’ultimo secolo l’attenzione del mondo scientifico si sia spostata su animali e vegetali.
Questi, attraverso il processo evolutivo, hanno sviluppato delle sorprendenti caratteristiche che gli permettono di sopravvivere, che li rendono il modello da cui partire per la creazione di robot.
Di robotica se ne parlava già a inizio del Novecento: era pura fantascienza, congetture.
Oggi ci troviamo nella Quarta Rivoluzione industriale e quella fantascienza è diventata realtà: questo ci permette di progettare macchine che possono apparire fantascienza agli occhi di molti, ma come i computer negli anni Ottanta erano il futuro, così lo sono esse.
Per la progettazione e la creazione di robot nel XXI° secolo si prende ispirazione dagli animali e dalle piante. Esattamente come Leonardo Da Vinci.
Per esempio, dall’osservazione del Martin pescatore un ingegnere Giappone è riuscito a progettare e realizzare un treno con le stesse caratteristiche del becco dell’uccello.
La biorobotica, la scienza che congiunge biologia, chimica, ingegneria e fisica, oltre a permettere la riproduzione dei più avanzati sistemi di animali e piante, fa sì che vengano approfonditi e che l’uomo trovi la risposta a molti interrogativi scientifici sul funzionamento del soggetto preso come riferimento.
Per esempio attraverso lo studio del polpo, un gruppo di ricercatori italiani ha costruito un robot in silicone con le stesse caratteristiche dell’animale, compresa la capacità di allungare le braccia.
Alcuni scienziati hanno anche costruito robot umanoidi con lo scopo di analizzare i rapporti di interazione fra uomo e macchina; altri cercano di ricostruire il cervello umani con lo scopo di analizzarlo.
L’autrice nella seconda parte del libro di parla di robot ispirati alla piante.
L’argomento centrale è il plantoide, realizzato da un gruppo di scienziati di cui fa parte anche Barbara Mazzolai, che ha la stessa capacità delle piante di associare al movimento la crescita e le cui radici artificiali hanno capacità locomotive e sensoriali. Questa macchina in futuro potrebbe essere utilizzata per i più diversi scopi: come penetrare fra detriti e macerie o in ambienti ostili a l’uomo, in agricoltura e per l’analisi del terreno.
Dall’osservazione delle piante per la creazione del robot plantoide si è arrivati alla progettazione di dispositivo tecnologici a basso consumo energetico.
Dunque l’autrice con il suo lavoro di ricerca ha dimostrato che le pianti sono anche in grado si produrre energia sostenibile.
Il libro è scorrevole e chiaro, non vi sono astrusi termini scientifici incomprensibili e la lettura risulta piacevole .
La bellezza sta nei concetti espressi, accessibili a tutti.
Questa narrazione mostra un mondo diverso di cui non si è a conoscenza, anche se fatto solo di studio e analisi fornisce informazioni davvero significative e che contestualizzano l’ambiente in cui l’uomo è ospite.

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