Il grido inascoltato dell’anima

Una delle caratteristiche di quel fenomeno spirituale che chiamiamo nichilismo è la carenza, o addirittura l’assenza, di risposte fondamentali al problema dell’esistenza umana. Le risposte già date, i linguaggi della religione, della tradizione e della politica, non sono, cioè, più capaci di illuminare e dare senso alla vita dell’uomo o della donna del XXI secolo. Questa sete di senso e direzione si fa pressante nei periodi di grande sconvolgimento come questo.

Nella sua celebre conferenza “Perché i poeti?” Martin Heidegger scriveva:

L’epoca a cui manca il fondamento (Grund) pende nell’abisso (Ab-grund). Posto che, in genere, a quest’epoca sia ancora riservata una svolta, questa potrà aver luogo solo se il mondo si capovolge da capo a fondo, cioè se si capovolge a partire dall’abisso. Nell’epoca della notte del mondo l’abisso deve esser riconosciuto e subíto fino in fondo. Ma perché ciò abbia luogo occorre che vi siano coloro che arrivano all’abisso.

Qual’ è l’unico luogo dove potrà avvenire la rinascita, il nuovo inizio, la svolta di cui parla Heidegger? La nostra anima. 

Le nostre anime, sperdute nella notte metropolitana e soffocate dal linguaggio sempre più paranoico della comunicazione di massa, stanno gridando proprio in questo momento, stanno gridando aiuto.

Il grido inascoltato dell’anima è l’unica verità in mezzo alle molte menzogne che ci raccontiamo e alla chiacchiera politica e televisiva. Dobbiamo ripartire da lì, dal Nulla di Senso che ci abita, dal nostro smarrimento, dall’abisso come intuiva Heidegger.

Potremmo dire con San Paolo che ciò che sta veramente accadendo, a livello planetario ed esistenziale, è la consumazione, sempre più accelerata, della figura di questo mondo 

(1Cor 7, 29-31) ; un certo principio di uomo sta tracollando nella politica come nell’economia, nelle nostre esistenze private come in Amazzonia.

Marco Guzzi, poeta e filosofo, scrive che che :

una figurazione antropologica ego-centrata e quindi bellica, mostra in ogni dimensione esistenziale e politica di essere un principio psico-storico ormai insostenibile.

Ciò che tutte le grandi tradizioni spirituali della terra avevano da sempre insegnato e cioè che l’ego, o l’uomo vecchio adamitico, è una deformazione della nostra identità, ed è quindi strutturalmente un principio di morte e di distruzione, sta diventando davanti agli occhi di tutti l’evidenza storica, anzi la cronaca quotidiana, spingendo ognuno di noi verso una scelta diversa, un nuovo modo di essere umani.

La rinascita autentica non ripropone gli assetti del mondo pre-covid ma è la Rinascita stessa che, per accadere, ci chiede di rovesciare i fondamenti della nostra vita, di morire, di annientarci….per poi ri-nascere in novam infantiam.

La rinascita diventa così Natale, nascita dell’Uomo Nuovo. 

Il terremoto e il naufragio, due immagini che, non a caso, compaiono molto spesso nei nostri sogni, sono categorie unilaterali per interpretare il nostro tempo, perché danno voce solo al Morente e mai al Nascente. Non siamo cioè ancora in grado di percepire nel naufragio dell’ego l’allegria di naufragi di Ungaretti perché ancora non ne facciamo esperienza. Proviamo allora ad ascoltare nel grido di Rimbaud non soltanto la triste constatazione di una disfatta, ma la gioiosa esultanza di un Annuncio di Vita e Amore che, però, cresce e sgorga solo nella Morte:

E noi lo abbiamo nella memoria e lui viaggia… E se l’Adorazione se ne va, risuona, la sua promessa risuona: Indietro queste superstizioni, questi antichi corpi, queste coppie e queste età. E’ questa l’epoca che ha fatto naufragio!

di Andrea Granato

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