Super Tuesday: svolta nelle primarie dem

Come sempre il Super Tuesday ha segnato un punto di svolta nelle primarie democratiche degli Stati Uniti. Sono andati al voto alcuni tra i più grandi stati americani per eleggere i delegati che alla convention nazionale del partito sceglieranno l’avversario del presidente in carica Donald Trump nelle elezioni di Novembre 2020. La prima tornata aveva visto l’affermarsi di Bernie Sanders, senatore socialista del Vermont, e, inaspettatamente, di Pete Buttigieg, ex sindaco 38enne di South Bend, Indiana. Ciò che aveva sorpreso era stato il risultato molto al di sotto delle aspettative di Joe Biden, ex vicepresidente di Obama e tra i più quotati nella corsa alla Casa Bianca. A seguito di questi risultati, il Super Tuesday non ha perso l’occasione di ribadire la sua focale importanza, rivoluzionando quasi completamente la situazione e delineando i profili dei due candidati dem che si giocheranno la candidatura. C’era molta attesa innanzitutto per la prestazione di Michael Bloomberg, che volontariamente aveva scelto di candidarsi solo negli stati più popolosi. Il milionario ex sindaco di New York ha invece deluso, uscendo presto di scena nonostante i 50 milioni di dollari spesi in campagna elettorale. Deludente anche il risultato di Elizabeth Warren, unica donna rimasta in gara dopo il ritiro di Amy Klobuchar. Insomma, l’unico che può veramente ritenersi soddisfatto di questa tornata elettorale è Biden, che in rimonta su Sanders ottiene 627 delegati: saranno loro due, dopo il ritiro di Warren, Bloomberg e Buttigieg, a contendersi il ruolo di rivale di Trump.  Bernie è per la seconda volta al ballottaggio dopo le primarie del 2016, quando fu battuto da Hillary Clinton, che poi perse la sfida contro i repubblicani. Forte della coerenza che da sempre lo contraddistingue, Sanders propugna politiche rivoluzionarie per un paese come gli USA, in primis sanità e istruzione pubblica, con l’annullamento dei debiti degli studenti. Programmi a dir poco velleitari se si pensa che gli americani appena quattro anni fa hanno eletto Donald Trump, fautore dell’abrogazione del cosiddetto “Obamacare”, che aumentava il numero di persone tutelate dal sistema sanitario. Biden invece assume toni sicuramente più moderati e ragionevoli per un elettorato statunitense. Difatti ha ricevuto sia l’endorsment di Buttigieg che di Bloomberg, entrambi convinti dell’impossibilità di sconfiggere l’attuale presidente con delle proposte così sovversive. Biden tenterà di convincere quegli elettori scontenti della presidenza Trump ma al contempo spaventati dalle politiche socialiste di Sanders, che dovrà d’ora in avanti affrontare una strada sicuramente in salita. Certo è che i democratici non paiono avere un candidato forte in grado di osteggiare veramente Trump, che sembra essere l’unico vero leader in circolazione oggi negli Stati Uniti. The Donald è in stato di grazia: passato indenne dal processo di impeachment, ha dimostrato l’infondatezza delle accuse portate avanti da un’ala liberal che pare avere un’avversione nei confronti del presidente più personale che politica, e che quindi tenta la strada della giustizia, spaventata da un confronto politico. Trump ad oggi sembra veramente imbattibile: il destino degli Stati Uniti e del mondo probabilmente passerà ancora per le sue mani.

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